TaliBanksy contro la guerra a Kabul

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Si ispira al celebre street-artist inglese il collettivo di artisti urbani afgani che sta tappezzando la capitale con messaggi anti-guerra (e contro gli interessi occidentali nel paese)

di Nicola Bruno

Papaveri. Soldati. Carri armati. Gruppi di civili indifesi. Dollari. E una domanda: "Cost of war?". Sui cassonetti e sui ruderi dei palazzi di Kabul da un po' di tempo stanno comparendo questi simboli. Se è chiaro il messaggio di protesta contro una guerra che in dieci anni è costata la vita a 1750 civili (come documenta il sito iCasualties), meno nota è invece l'identità degli artisti di strada che hanno scelto questa singolare (e molto occidentale) forma di denuncia.

L'agenzia AFP ha provato ad indagare, ma senza molto successo. Si sa solo che si tratta di un collettivo di giovani afgani che si fa chiamare TaliBanksy: un riferimento fin troppo esplicito a Banksy, il provocatorio street-artist inglese che agisce in completo anonimato. Anche i giovani afgani non vogliono rivelare la propria identità. Preferiscono riconoscersi nella crew internazionale “Combat Communication” il cui scopo è la promozione della libertà di espressione attraverso una "grafica sociale e politica". Considerate le ultime incursioni fuori dal territorio inglese, c'è chi sospetta che dietro gli street-artist afgani ci sia lo zampino dello stesso Banksy. Ma per ora non c'è nessuna conferma o smentita.

Ecco un video che documenta un'azione di TaliBanksy nel centro di Kabul:




In un recente comunicato il collettivo spiega: "I giovani di Kabul non hanno nessun modo per esternare l'espressione artistica. La nostra forma di auto-espressione è aperta a chiunque". E così i simboli sono iniziati a comparire un po’ dappertutto: non solo nel centro residenziale della capitale, ma anche sulle mura che circondano le dimore dei signori della droga e sui cartelloni pubblicitari che promettono il ritorno alla normalità.

Promesse in cui credono poco i giovani artisti di TaliBanksy: il business che sta prendendo piede in Afghanistan è finanziato per lo più dal traffico di oppio; e i paesi occidentali sono complici di questo sistema.

TaliBanksy non fa sconti a nessuno: dai narcotrafficanti locali alle truppe straniere che bombardano i civili, passando anche per le istituzioni umanitarie. Come racconta PeaceReporter: "Nemmeno l'ospedale di Emergency è sfuggito agli stencil dei Talibanksy: su un muro laterale spicca la scritta Cost of War con un punto di domanda e accanto la risposta: dei papaveri da oppio".

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