Tensione in Iran, ancora scontri e "spari sulla folla"

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Corre su Twitter e sui blog la notizia di nuove violenze a Teheran in piazza Baharestan, dove si sono riunite migliaia di persone. La Cnn: "E' un massacro". GUARDA I VIDEO DEGLI SCONTRI

I VIDEO DEGLI SCONTRI

Ancora scontri e proteste in Iran. Nel pomeriggio il leader dell'opposizione, Hossein Mousavi, ha convocato una protesta davanti al Parlamento. In un comunicato di tre pagine pubblicato Mousavi ha elencato le sue denunce al regime: uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, e ha chiesto una "Commissione" che esamini la procedura elettorale.
E la gente ha risposto subito al suo invito. Circa 5.000 persone si sono riunite nella piazza Baharestan a Teheran e, secondo quanto segnalato da diversi messaggi apparsi su Twitter, sono in corso scontri con la polizia.
"La polizia spara, una ragazza e' stata colpita e ci impediscono di aiutarla", afferma uno di questi.
Notizie di arresti, spari e feriti in piazza Bahrestan si sono diffuse anche su blog iraniani e non. E i social network parlano anche di vittime.

E dalla rete la notizia è rimbalzata anche sulle tv e sulla stampa. Le prime testimonianze raccolte dalla Cnn sul suo sito internet parlano di "un massacro"compiuto dalle forze dell'ordine filo-governative. Questo il racconto di uno di loro: "Stavo andando verso piazza  Baharestan con un mio amico. C'era tanta gente, non solo i sostenitori di un unico candidato. Tutti i miei amici stavano andando in piazza  Baharestan per esprimere il loro dissenso contro le uccisioni dei  giorni precedenti e per chiedere maggiori libertà". E ancora: "Ad un tratto, poliziotti vestiti di nero hanno iniziato a  fermare la gente che si era radunata - continua il testimone  intervistato dalla 'Cnn' - Hanno fermato i bus e hanno vietato alle  macchine di proseguire. Noi ci siamo allora diretti a piazza Ferdowsi, quando all'improvviso circa 500 uomini armati di mazze sono usciti da  una moschea e hanno iniziato a picchiare chiunque si trovasse a tiro.  Hanno picchiato una donna cosi' selvaggiamente da lasciarla  completamente ricoperta di sangue, il marito e' svenuto. Hanno  picchiato la gente come in un inferno. E' stato un massacro... non  trovo altre parole per descriverlo".

Ancora una volta, dunque, internet si conferma una fonte di informazione primaria per avere notizie che non siano filtrate dal regime. Anche se, secondo l'inviato del Sole 24 ore Alberto Negri, occorre molta prudenza e cautela perché dal web rischia di arrivarci "solo quello che vuole Teheran". Intervenendo a SKY TG24 pomeriggio, ha infatti spiegato: "Il regime di Teheran ha investito cifre ingentissime per sviluppare tecnologie che consentono raffinatissime forme di censura per il Web. La realtà vera, insomma, anche quella virtuale, è differente rispetto a quella che arriva da noi".
Non è d'accordo con Negri Marco Montemagno, che garantisce sulla bontà dei contributi che arrivano su Internet da Teheran. "I filtri tecnologici che i regimi impongono possono essere superati con una serie di accorgimenti", afferma a SKY TG24 pomeriggio.

Intanto oggi la tv di Stato ha affermato che il riconteggio parziale del 10% dei voti deciso dal Consiglio dei Guardiani ha riconfermato la vittoria del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Il risultato ufficiale del voto del 12 giugno scorso aveva assegnato a Ahmdinejad il 62,63% ma era stato contestato dai candidati sconfitti Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. Questi ultimi avevano chiesto, inutilmente, l'annullamento del risultato e nuove elezioni.
E sempre oggi la Guida Suprema Ali Khamenei ha detto che il regime degli ayatollah non ha intenzione di cedere "in alcun modo" alle pressioni internazionali in merito al risultato del voto presidenziale. "Insisto e insistero' - ha detto Khameini - sull'attuazione della legge elettorale".

Il pugno di ferro di Teheran del regime degli ayatollah intanto continua ad acuire le tensioni diplomatiche con gli altri paesi. Il ministro degli esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, ha chiarito che non ha in programma di andare a Trieste per partecipare al G8 dopo che ieri il ministro Frattini, che presiedera' la riunione, ha fatto sapere che l'Italia chiedera' agli altri paesi di condannare le violazioni dei diritti fondamentali in Iran con la repressione dei manifestanti e l'espulsione dei giornalisti. Frattini "ha preso atto" del diniego di Teheran e ha comunque auspicato che il Paese "in futuro possa esprimere con ferma decisione politica la sua volonta' di impegnarsi in maniera proficua nel processo di stabilizzazione regionale dell'Afghanistan". Nel mirino anche Londra, accusata dall'Iran di interferenze nelle sue discusse elezioni presidenziali. Il ministro degli Esteri Manoucherhr Mottaki ha affermato di essere pronto a riesaminare la possibilita' di declassare le relazioni diplomatiche tra i due paesi. Accuse a Londra arrivano anche dal ministero dell'Intelligence iraniano secondo cui alcune persone con passaporti inglesi sarebbero state coinvolte nelle violenze post elettorali.
L'Iran ha anche accusato gli Stati Uniti e in particolare la Cia di sostenere economicamente le proteste contro lo scrutinio delle presidenziali. Sul fronte interno continua poi la repressione del regime anche verso la stampa: venticinque fra giornalisti e dipendenti del giornale Kalemeh Sabz (Green Word) di Mousavi, sono stati arrestati come ha denunciato un membro della redazione, Alireza Behesht.

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