Jazz: morto Hugh Masekela, artista anti-apartheid

Spettacolo
Hugh Masekela in concerto (Getty Images)
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Pionere del jazz in Africa, il trombettista fuse il folk del continente nero con le suggestioni americane. Aveva 78 anni

Aveva inciso il primo LP jazz della storia africana e colorito il linguaggio della sua tromba con il suono del folklore della sua terra: Hugh Masekela si è spento all'età di 78 anni a Johannesburg, Sudafrica, dove aveva vissuto e lavorato per la maggior parte della sua vita. "Un padre amorevole, un fratello, uno nonno e un amico", lo ricordano i famigliari in una nota, "i nostri cuori battono con una perdita profonda". L'artista sudaficano ha lottato per un decennio contro un cancro alla prostata; l'ultima performance, sempre a Johannesburg, risale al 2010 in occasione della cerimonia d'apertura dei Mondiali di calcio.

L'eredità artistica

"Il contributo di Hugh nelle aree della musica, del teatro e delle arti in generale", prosegue la nota della famiglia del trombettista, "è contenuto nei pensieri e nelle memorie di milioni di persone in sei diversi continenti". Considerato un virtuoso del suo strumento, Masekela inizia la sua carriera giovanissimo, pubblicando nel 1959, con i Jazz Epistles, il primo album jazz del continente. L'album riporta in Africa il genere nato proprio dai suoi emigrati neri, al lavoro nelle piantagioni americane. Nominato tre volte al Grammy award, la prima volta nel 1968, Masekela ha coniato un linguaggio jazz che assorbe il folk africano, evidente in lavori come "Introducing Hedzoleh Soundz" (1973); allo stesso tempo Masekela poteva calarsi pienamente nei panni americani come evidente in "The Americanization of Ooga-Booga" (1965), che contiene anche un tributo a Herbie Hancock. Masekela si concesse anche al rock, prestando la tromba ai Byrds di "So you want to be a Rock 'n' Roll Star" (1967) e suonando dal vivo al fianco di stelle del movimento hippy come Jimi Hendrix e Janis Joplin.

L'impegno anti-apartheid

In Sudafrica i social network si sono riempiti di numerosi tributi a "brother Hugh", memori delle battaglie anti-apartheid legate a doppio filo alla carriera di Masekela. Fu proprio un arcivescovo attivista per i diritti dei neri, Trevor Huddleston, a donare al giovane artista la sua prima tromba negli anni Cinquanta. Nel 1987 il trombettista scrisse un brano destinato a diventare un inno del movimento anti-apartheid, "Bring back home (Nelson Mandela)": il futuro presidente del Sudafrica sarebbe uscito di prigione solo tre anni dopo. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma ha dichiarato che Masekela ha "tenuto viva la torcia della libertà" e che la sua morte "è una perdita incommensurabile per l'industria musicale e per il Paese. Il suo contribuito alla lotta per la liberazione non sarà dimenticato".

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