Facebook, ecco cosa si può e non si può pubblicare

Economia

Raffaele Mastrolonardo

Credits: Facebook

Dalle immagini che mostrano persone nude ai post offensivi che fanno leva su pregiudizi razziali o sessuali, cambiano gli standard. E intanto le richieste dei governi per accedere ai dati e bloccare i contenuti crescono

Scrivere le regole per assicurare la buona convivenza in un condominio non è facile. Figuriamoci se gli inquilini sono più di 1 miliardo, sparsi per tutto il globo e con abitudini e culture differenti per cui quello che a qualcuno sembra normale ad altri può apparire scandaloso. In questo caso l'impresa diventa ancora più ardua e richiede parecchi aggiustamenti in corso d'opera, come ha imparato negli anni Facebook. L'ultima conferma è arrivata lunedì 16 marzo quando il social network ha annunciato di avere ampliato e reso più chiari gli “Standard della comunità”, vale a dire i principi che regolano la coabitazione all'interno della piattaforma e che stabiliscono che cosa può essere pubblicato o meno. Come scritto in un post sul blog aziendale, l'obiettivo è rispondere alla richiesta di molti utenti di avere “maggiori dettagli e maggiore chiarezza su ciò che è accettato o meno” sul sito e specificare meglio che cosa si intende, per esempio, con concetti come “nudità” o “contenuti che incitano all'odio”.

Il video di presentazione dei “nuovi” Standard della Comunità di Facebook



Nudo sì, nudo no - Le modifiche alle regole (che al momento della pubblicazione di questo articolo non erano ancora visibili nella versione in italiano) prendono per lo più la forma di spiegazioni ed esempi e toccano alcuni temi che nella storia del social network si sono spesso rivelati più controversi. Uno di questi, per esempio, è il divieto della pubblicazione di immagini di persone nude che in certi casi è stato esteso anche a scatti di donne che allattano, suscitando polemiche. Al proposito, Facebook ribadisce la censura per corpi senza veli, genitali, natiche e seni ma, nel caso di questi ultimi, solo se “mostrano il capezzolo”. Sono invece accettate “sempre” le foto di donne “attivamente impegnate nell'allattamento o che mostrano mammelle con cicatrici a seguito di mastectomia”. Hanno inoltre il via libera riproduzioni di “dipinti, sculture e altri prodotti artistici che rappresentano figure nude”, un tema che ha provocato controversie anche recentemente.

Odio e satira – Una delle sezioni che ha subito il maggiore ampliamento è quella relativa ai contenuti che incitano all'odio, ovvero attacchi alle persone sulla base della loro origine, etnia, orientamento sessuale o religione. Sebbene materiali di questo tipo non siano generalmente tollerati, possono però essere pubblicati sul social network “allo scopo di aumentare la consapevolezza o di educare gli altri”. In questi casi, tuttavia, si richiede che gli utenti indichino chiaramente il loro obiettivo in modo da consentire a Facebook di “capire meglio perché quel contenuto è stato condiviso”. Discorso simile per la satira, che in quanto tale può toccare questi temi, ma i cui prodotti vanno associati ad un nome e ad un profilo definiti perché, spiega il social network, “quando le persone usano la loro identità autentica sono più responsabili nella condivisione di questi contenuti”.

Organizzazioni pericolose – Nelle nuove linee guida, inoltre, Facebook ribadisce il divieto di presenza sulla piattaforma per organizzazioni impegnate in attività terroristica e criminale, un'esclusione estesa anche a post, immagini e video che mostrano supporto per simili gruppi. Egualmente vietati sono gli elogi per i leader di queste organizzazioni o la giustificazione delle loro azioni, mentre la discussione su questi temi è “benvenuta”, seppur con la raccomandazione di “mostrare sensibilità nei confronti delle vittime di violenza e discriminazione”.

Richieste dai governi – Ma gli Standard della comunità, che sono i principi generali a cui gli utenti di Facebook devono attenersi, non sono le uniche regole che il social network segue per quanto riguarda la pubblicazione dei contenuti. Esistono infatti anche le leggi dei vari stati, che possono domandare la rimozione di determinati materiali o l'accesso ai dati degli utenti. Assieme all'annuncio delle modifiche alle regole di convivenza Facebook ha reso noto il suo ultimo rapporto sulle richieste da parte dei governi relative al secondo semestre del 2014. Globalmente, il numero di contenuti il cui accesso è stato ristretto è in crescita: da  8.774 a 9.707. Le istanze di accesso ai dati degli account sono aumentate di poco, da 34.946 a 35.051.

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