App, Shazam cresce ancora. Ora vale un miliardo di dollari

Economia

Raffaele Mastrolonardo

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Nuovi investitori per la popolare applicazione che aiuta a scoprire titolo e autore di una canzone. Ora l'azienda è entrata nel ristretto club di quelle che valgono più di mille milioni di dollari

Il club delle aziende valutate 1 miliardo di dollari ha un nuovo membro. E pazienza se, per ragioni di età, si fa un po' fatica a definirla una start-up. Shazam Entertainment, la società che produce l'omonima app per il riconoscimento delle canzoni, ha annunciato la settimana scorsa di avere completato un nuovo round di finanziamenti: 30 milioni di dollari in cambio del 3 % dell'impresa. L'entità dell'operazione fa salire il valore di Shazam fino alla soglia fatidica, un traguardo che nel Regno Unito hanno superato solo una mezza dozzina di start-up e che in Europa come negli Stati Uniti è considerato un segno distintivo.

Dagli sms alle app - In questo caso però l'impresa non è portata a termine da un'entità giovane ed emergente, come ci ha abituato il mondo hi-tech contemporaneo. Nonostante per la maggior parte degli utilizzatori – che oggi hanno raggiunto i 100 milioni – Shazam sia sinonimo di app e di smartphone, l'azienda non è proprio di primo pelo. Fondata nel 1999, è attiva sul mercato dagli anni 2000 quando l'utente per usufruire del servizio doveva chiamare un numero, avvicinare il telefono alla fonte della canzone a cui era interessato per poi ricevere le informazioni sul brano attraverso un sms. Con l'avvento dei telefonini intelligenti la società ha lanciato l'app che è rimasta tra le più scaricate anche quando la concorrenza è cresciuta. Oggi, secondo il sito TopAppChars, è al 58simo posto tra le applicazioni gratuite con più download su iPhone e al settimo tra quelle musicali. In inglese il nome dell'app è anche diventato un verbo, “to shazam”, che indica l'operazione di scoprire le informazioni su un brano.

Modello di business? - Il finanziamento e la relativa valutazione possono essere letti come un voto di fiducia all'attuale management e in particolare all'amministratore delegato Rich Raley arrivato nel 2013 da Yahoo. Capitali freschi per un'azienda che non produce ancora profitti. Il bilancio degli ultimi sei mesi del 2014 indica un rosso di 5,8 milioni di sterline a fronte di un fatturato di 16,9 milioni. L'assenza di utili è, secondo i dirigenti, una scelta deliberata frutto della volontà di crescere investendo in tecnologia e personale. Al momento le entrate provengono dalle commissioni trattenute sugli acquisti delle canzoni scoperte attraverso il sistema di riconoscimento e dalla pubblicità. Ma ad interessare gli investitori non è tanto il mercato della musica quanto le prospettive dell'estensione del principio ad altri campi. Per esempio la televisione. Già oggi, dice l'azienda, l'applicazione è in grado di riconoscere l'85 % delle pubblicità trasmesse nei programmi di oltre 160 canali televisivi americani. La scommessa di business dietro a questa scelta è che, individuando lo spot il sistema possa innescare una serie di interazioni tra l'utente e il marchio spingendo all'acquisto o all'esplorazione di offerte speciali attraverso lo smartphone.

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