Non solo Google: la guerra delle mappe online

Economia
Manhattan vista da Bing Maps (sinistra) e da Google Earth (destra)
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Molti siti web hanno deciso di rinunciare al servizio di Big G perché inizia a chiedere il pagamento di una quota dopo un certo numero di contatti. E così si fanno avanti diverse alternative targate Apple, Microsoft e OpenStreetMap

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di Gabriele De Palma

Questo sembra essere l'anno dei cambiamenti per Google. Dopo la tanto discussa modifica delle regole sulla privacy, l'azienda di Brin e Page ha recentemente modificato anche quelle per l'utilizzo delle sue mappe ai gestori e agli sviluppatori dei siti web. Se l'uso di Google Maps è da sempre a pagamento per chi genera un alto numero di visitatori, dall'inizio di febbraio basta superare le 25mila visualizzazioni a trimestre per entrare nel libro crediti della grande G. La cosa ha suscitato le immaginabili proteste tra gli sviluppatori più piccoli, che da tempo personalizzano le cartine geografiche di Google e ora si troveranno a dover pagare qualche migliaio di dollari per continuare a farlo. La nuova policy è finalizzata, stando alle dichiarazioni provenienti da Mountain View, a maggior investimenti nella cartografia digitale ma l'effetto generato sembra contrario alle intenzioni visto che alcuni partner, piccoli e grandi, stanno scegliendo altre mappe. Chi sta beneficiando maggiormente dell'esodo è al momento OpenStreetMap, un progetto partecipativo alla Wikipedia, che permette a tutti gli utenti di contribuire agli aggiornamenti non tanto sulle cartine ma sulle informazioni che queste contengono. Ma dietro le quinte si stanno muovendo i grandi rivali di Google: Apple e Microsoft.

Foursquare ed Apple
- Il primo abbandono celebre è stato quello di Foursquare, il social network della geolocalizzazione, che al Mobile World Congress di Barcellona ha annunciato la migrazione verso i dati di OpenStreetMap, rielaborati da una start-up molto interessante, MapBox. Una perdita pesante per Google Maps visto che Foursquare basa tutto il proprio servizio proprio sulla cartografia e genera un numero altissimo di visite (anche perché sulla piattaforma di geolocalizzazione molti sviluppatori stanno costruendo nuove applicazioni). Ma forse peggiore è l'abbandono da parte di Apple che, nelle nuove App di iPhoto per iPhone e iPad ha scelto, sebbene senza comunicazioni ufficiali, OpenStreetMap. E iniziano a circolare in rete alcuni leak del prossimo sistema operativo di Cupertino, iOS6, che mostrano l'adozione di nuove mappe, anche perché Apple negli ultimi mesi ha acquisito alcune aziende specializzate nella cartografia digitale come C3 Technologies, Placebase e Poly9. Il che lascia immaginare il desiderio di rendersi autonoma e soprattutto segna la fine della partnership con Google.

Microsoft open source - L'avversario più temibile è però Microsoft, che con Bing Maps offre soluzioni molto evolute, tra cui la mappatura interna degli edifici più importanti e dei grandi centri commerciali. Nonostante gli sforzi profusi negli ultimi due anni sul fronte cartografico dal colosso di Redmond, i dati di mercato però vedono Microsoft ancora indietro rispetto a Google (9 milioni di utilizzatori contro i 65 milioni di GoogleMaps). L'asso nella manica di Ballmer e soci è proprio OpenStreetMap, che è stata affiliata in modo del tutto particolare: il fondatore di OpenStreetMap, Steve Coast, è stato assoldato e messo a capo dello sviluppo di Bing, mentre alla piattaforma open source sono andati in cambio i dati di Bing. Un classico esempio di win-win in cui a giovare dell'accordo sono entrambe le parti: Bing si assicura uno dei migliori talenti in circolazione per le mappe, e OpenStreetMap si appoggia a uno dei database geografici più raffinati. Insomma al momento dove non arriva Bing sta arrivando OpenStreetMap. In futuro i due progetti potrebbero convergere ancora di più. E sarebbe quasi il colmo per Google se a erodere importanti quote di mercato fosse un'iniziativa open source promossa e sostenuta proprio da Microsoft.

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