I contadini virtuali di FarmVille sbarcano in borsa

Economia
Farmville, Facebook
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La società creatrice del noto gioco per Facebook ha fatto richiesta ufficiale di collocamento in borsa. Sarà la prima azienda quotata il cui business dipende interamente dalla vendita di beni virtuali. I perché e i dubbi del fenomeno Zynga

di Raffaele Mastrolonardo

Il primo passo, quello ufficiale, è stato fatto. Dopo mesi di voci, il primo luglio scorso Zynga, la società che ha creato il popolare gioco FarmVille, ha inoltrato alla Sec, la Consob americana, la richiesta di collocamento in borsa. Se tutto filerà liscio e l'approdo a Wall Street andrà a buon fine, si tratterà della prima azienda quotata il cui business si basa interamente sulla vendita di beni virtuali, oggetti digitali (come trattori, sementi o “energia”) che i giocatori acquistano per migliorare le proprie prestazioni e il proprio punteggio.
Zynga – che mette sul mercato il 10 % delle sue azioni nella speranza di raccogliere da 1 a 2 miliardi di dollari – è l'ultima di una serie di aziende Internet che negli ultimi mesi hanno deciso di percorrere la via dei listini alla ricerca di capitali freschi in una corsa al collocamento che qualcuno, come il settimanale The Economist, teme possa dare luogo a una “nuova bolla tecnologica”.

SOLIDITA' - In questo panorama di esaltazione e dubbi, il caso della società fondata nel 2007 da Mark Pincus è comunque particolare e merita una lettura più attenta. Innanzitutto perché, a differenza di altri candidati alla borsa, i suoi conti sono da tempo in attivo. Come si legge nel modulo S-1 presentato alla Sec, nel 2010 ha realizzato profitti per 91 milioni dollari (su 597 milioni di fatturato) e ha già messo insieme 11 milioni di attivo nei primi tre mesi del 2011. Per dare un'idea della differenza, Groupon – il sito che vende coupon virtuali e che come Zynga ha avviato le procedure formali per il collocamento - nel 2010 ha registrato perdite per 456 milioni di dollari. Da questo punto di vista l'azienda di Mark Pincus può vantare credenziali ancora migliori di quelli di LinkedIn, il social network professionale che è sbarcato a Wall Street con buon successo lo scorso maggio, e che nel suo S-1 denunciava profitti per 10 milioni di dollari nei primi nove mesi del 2010. 

I NUMERI DEL FENOMENO
- Oltre ai dati di bilancio, un altro elemento che rende il caso Zynga attraente per gli investitori è il suo dominio sul mercato dei cosiddetti “social games”. Il successo della casa, come mostra questa infografica, è legato ad alcuni titoli divenuti molto popolari su Facebook tipo FarmVille, dove gli utenti devono dirigere una fattoria, CityVille, che permette di costruire una città, o Texas HoldEm Poker. Ogni mese i giochi made in Zynga richiamano una media di 236 milioni di utenti in tutto il mondo, 60 milioni ogni giorno, più di quanti ne totalizzano - si legge sempre nel documento S-1 che cita dati di AppData –  i primi 30 sviluppatori di “giochi sociali” messi assieme. Come è noto, questo tipo di videogame è gratuito: gli introiti per Zynga derivano per il 94 % dalla vendita di beni virtuali che aiutano i giocatori nelle loro attività ludiche, mentre il resto proviene dalla pubblicità. Come racconta l'agenzia Bloomberg, il mercato globale di questi prodotti che esistono solo in rete e solo all'interno di determinati ambienti ludici o sociali online, ha raggiunto i 9,28 miliardi di dollari nel 2010 e, secondo la società di analisi e ricerche ThinkEquity, supererà i 20 miliardi nel 2014.

FACEBOOK: AMORE E ODIO
– In mezzo a tanti elementi positivi non manca però qualche dubbio sulla tenuta sul lungo termine del business di Zynga. A destare maggiori preoccupazioni negli osservatori – che per lo più hanno accolto favorevolmente la notizia dell'avvio delle procedure di collocamento - è per esempio la dipendenza dal più popolare social network del mondo. Come ammette la stessa società creatrice di CityVille, “tutti i ricavi e i giocatori arrivano dalla piattaforma di Facebook e così sarà per il prossimo futuro”. Questo significa che gli affari sono esposti ad ogni variazione della relazione con Mark Zuckerberg e che le scelte del “libro delle facce” possono avere conseguenze sul business di Zynga. Per esempio, la recente decisione di Facebook di obbligare i propri partner a utilizzare per la vendita di beni digitali la moneta virtuale chiamata Facebook Credits ha eroso i margini di Zynga. Il social network trattiene il 30 % del valore sulle transazioni, una commissione più alta rispetto a quelle che il leader dei social games sborsava in precedenza con differenti sistemi di pagamento.

LA NOVITA' – Solitamente passano almeno 3 mesi prima che la Sec dia il via libera al collocamento e dunque bisognerà aspettare l'autunno per osservare i contadini di pixel entrare a Wall Street. L'evento è atteso dai potenziali investitori ma anche, più in generale, da tutti quelli che si interessano all’economia dei beni virtuali. Per esempio, non c'è ancora accordo sulla contabilità  relativa alle entrate derivanti dalla vendita di simili prodotti: vanno registrate al momento della transazione oppure spalmate lungo tutto il periodo di vita del gioco? Al momento, Zynga ha scelto una via intermedia che distingue il tipo di “oggetto” acquistato. Come spiega il documento di richiesta di collocamento a pagina 62, i ricavi da prodotti “consumabili” (per esempio “l'energia” acquistabile su CityVille) sono riportati nei registri contabili appena l'avatar li utilizza, mentre per beni duraturi, come un trattore, che sono impiegati più volte dal giocatore nel tempo, l'entrata è diluita in un periodo che varia dai 10 ai 25 mesi. Anche per queste curiosità, che illuminano indirettamente sulle trasformazioni innescate dall'economia digitale, l'ingresso di Zynga a Wall Street merita di essere osservato da vicino.

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