Grecia, Standard & Poor's declassa ancora il debito di Atene

Economia
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L’agenzia di rating statunitense ha tagliato la valutazione della capacità di credito di Atene, portandola a CCC: sempre più vicino il rischio di default. Intanto martedì 14 giugno riunione Ecofin per discutere un nuovo salvataggio del Paese. I DATI

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Standard & Poor's ha deciso di tagliare il rating della Grecia di ben tre gradini portandolo a CCC: i ministri finanziari europei tornano martedì 14 giugno a discutere del nuovo salvataggio di Atene, ma per l'agenzia di rating il braccio di ferro di Berlino con la Banca Centrale Europea partorirà molto probabilmente un "default di fatto": una bancarotta, anche se gestita dall'alto.

A un mese dall'ultimo taglio del rating, S&P è tornata a colpire la Grecia: il rating assegnato ad Atene è ora a soli cinque gradini dalla D, il default conclamato per cui il Paese sarebbe considerato totalmente insolvente, e con le sue prospettive negative rischia di arrivare presto in fondo alla scala dei rating speculativi. Perché – ha avvertito l’agenzia americana - "è aumentato significativamente il rischio di default nei prossimi 12 mesi, in base ai nostri parametri di pagamento pieno e puntuale".

Secondo Standard & Poor’s, pesa la situazione politica sempre complicata di Atene, dove il Pasok, il movimento socialista panellenico, del premier George Papandreou ha visto crollare la sua popolarità al 27%, meno cinque punti in un mese. Pesa il quadro economico globale in rallentamento. Ma, più di ogni altra cosa, nel mirino dell'agenzia di rating c'è la posizione del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, deciso a far pagare anche agli obbligazionisti privati il prezzo del nuovo salvataggio necessario alla Grecia. Uno scenario – ha ipotizzato il New York Times - che rischia di provocare un'ondata di panico sui mercati come fece Lehman Brothers. "Se il Rubicone sarà varcato, potrebbe esserci un default sovrano e questo potrebbe essere uno shock, non solo per le economie periferiche ma anche per la Spagna e altri Paesi", ha affermato David Riley di Fitch. Intanto Nouriel Roubini della New York University ha detto che l'unica strada per i Paesi periferici dell'euro è l'uscita dalla divisa unica, ipotesi però esclusa dal presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet.

Intanto il braccio di ferro fra Schaeuble e Trichet non cessa, con quest’ultimo tornato a ribadire: "no" a un coinvolgimento dei privati che non sia del tutto volontario, altrimenti scatterebbe il default. Per S&P l'esito dell'Eurogruppo del 14 giugno potrebbe anche aggirare il problema e così gli appuntamenti successivi che porteranno al Consiglio Ue del 24 e 25 giugno. "I Paesi creditori della Grecia probabilmente daranno nuovi aiuti", ha riconosciuto S&P. Ma "alcuni creditori ufficiali pretenderanno una ristrutturazione del debito verso i privati", nella forma di un concambio o un allungamento delle scadenze del debito a condizioni svantaggiate rispetto ai bond esistenti: dunque – ha detto S&P - alla lunga aumenta la probabilità di un "default di fatto" che porterebbe il rating dei bond coinvolti a D e quello sovrano a SD: default selettivo.

Mercoledì 15 giugno, per una volta ancora, tutta la Grecia si fermerà a causa di un altro sciopero generale proclamato dai due più importanti sindacati ellenici, l'Adedy, del settore privato, e la Gsee, di quello pubblico. Alla protesta parteciperà con manifestazioni separate, in 67 città del Paese, anche il Pame, il sindacato vicino al Partito comunista. Sono inoltre previste manifestazioni anche per il 21 giugno, giorno della mobilitazione paneuropea, e per il giorno del dibattito in Parlamento sul Programma economico a medio termine varato dal governo greco di comune accordo con la "troika", che - secondo le prime indiscrezioni - prevede nuovi tagli agli stipendi e alle pensioni oltre all'aumento delle tasse e delle imposte straordinarie su immobili e società. Allo sciopero generale aderiscono anche i lavoratori dell'informazione in segno di protesta per la mancata firma dell'accordo collettivo di lavoro e i tagli agli stipendi dei dipendenti del settore.

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