Fiom: "In piazza per dire sì ai diritti e no ai ricatti"

Economia
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Sabato 16 ottobre i lavoratori iscritti al sindacato dei metalmeccanici della Cgil protesteranno a Roma e chiederanno "più democrazia e partecipazione". Alla manifestazione, hanno aderito Vendola e Di Pietro. Non ci sarà, invece, il Pd

In piazza, sabato 16 ottobre, per dire "Sì ai diritti, no ai ricatti. Il lavoro è un bene comune".
La Fiom si prepara alla manifestazione nazionale, organizzata a Roma. Una manifestazione che "sarà grandissima", che "vuole essere partecipata, democratica, pacifica, non violenta", assicura il segretario generale delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini, presentando l'iniziativa che ha "al centro la democrazia". Di conseguenza, "l'assunzione della pratica democratica è il discrimine per la partecipazione alla stessa. Chi non si riconosce in questi valori si mette fuori e contro", dice il leader della Fiom.

Chi ha aderito - A scendere in piazza saranno in tanti, dicono da corso Trieste distribuendo il lungo elenco di adesioni. "Il livello di partecipazione dei lavoratori metalmeccanici è superiore ad ogni altra manifestazione fatta a Roma", sottolinea Landini; "ben oltre" anche quella dell'anno scorso organizzata insieme alla Funzione pubblica, quando furono in 700mila - secondo le cifre fornite allora dagli stessi organizzatori - a prendervi parte. Ci saranno lavoratori e non, studenti e immigrati, scrittori (ha aderito anche Andrea Camilleri) ma anche politici, a partire dall'ex leader della Cgil e attuale europarlamentare del Pd Sergio Cofferati e il leader di Sinistra e LIbertà e governatore della regione Puglia, Nichi Vendola (guarda il video-annuncio su Youtube).  E dall'Idv, come ha fatto sapere il presidente Antonio Di Pietro. Non ci sarà, invece, il Pd come partito (in quanto tale non ha aderito alla manifestazione); saranno presenti dirigenti e militanti.
Tra le adesioni che corrono su Internet anche quelle di gruppi antagonisti ed estremisti. "'Se c'è qualcuno che ha intenzioni diverse" dal rivendicare la centralità del lavoro, dei diritti, del contratto, della democrazia e della legalità "deve sapere che non è quella la manifestazione a cui deve partecipare", avverte Landini. Che sgombera dal campo anche i timori che dalla piazza si possano levare contestazioni contro il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che chiuderà la manifestazione a piazza San Giovanni.

"Basta con gli accordi separati" - "La manifestazione è della Fiom e della Cgil, c'è un obiettivo comune per cambiare la situazione", evidenzia Landini. Tuttavia rilancia sulla necessità che "la Cgil arrivi a proclamare lo sciopero generale, adesso, di tutti i lavoratori". Richiesta "comprensibile" ma, afferma il numero uno della Cgil, "non possiamo farne uno al mese".
E a chi parla di manifestazione politica, Landini replica, infine, con le "ragioni sindacali" che l'hanno determinata, a partire da Pomigliano. "L'accordo separato sulla derogabilità del contratto nazionale", spiega Landini (che richiama anche il ddl lavoro e il Piano triennale del ministro del Lavoro Sacconi) rappresentano uno "strappo democratico inaccettabile", un "attacco ai diritti senza precedenti".
Bisogna "smetterla" con la pratica degli accordi separati e, per questo, conclude il numero uno della Fiom, dare la parola ai lavoratori, chiamandoli al voto. "La democrazia è la condizione per ricostruire anche un'azione unitaria tra i sindacati".

Maroni: "Rischio infiltrazioni" - Intanto, fanno discutere le dichiarazioni del ministro degli Interni Roberto Maroni, secondo cui "il rischio di infiltrazioni nel corteo della Fiom di sabato è elevato, come hanno detto anche le analisi dei nostri servizi". Maroni ha assicurato che "la nostra attenzione sarà massima" ma le sue frasi hanno ricevuto la dura replica del leader dell'Idv Antonio Di Pietro, secondo cui il timore del ministro dell'Interno "rischia di essere letto dall'opinione pubblica come un suo auspicio".

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