Strage bus di Avellino, tappe dell'inchiesta dalla perizia al processo

Cronaca

I primi 4 indagati, tra cui anche l’autista del pullman morto nell’incidente, all’indomani dei funerali delle 40 vittime. Poi gli imputati sono diventati 15: otto sono stati condannati e sette sono stati assolti dal giudice monocratico

Dalla strage del bus precipitato dal viadotto Acqualonga, sull’A16 Napoli-Canosa, che provocò 40 vittime, alla sentenza del tribunale di Avellino sono passati cinque anni e mezzo. Erano 15 gli imputati accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni e falso in atto d’ufficio. Otto sono stati condannati e sette sono stati assolti, tra loro Giovanni Castellucci, ad di Autostrade per l’Italia. Per il manager la procura di Avellino aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. Ecco le tappe della vicenda giudiziaria.

Luglio 2013: i primi 4 indagati

Il 31 luglio 2013, all’indomani dei funerali delle vittime e a tre giorni dal disastro, la procura di Avellino emette i primi avvisi di garanzia. Sono quattro le persone accusate di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Sono il proprietario dell'agenzia "MondoTravel" che noleggiò il bus Volvo bianco, Gennaro Lametta, fratello dell’autista Ciro, quest’ultimo deceduto nell'incidente, ma indagato comunque. Con loro anche l'allora direttore del Tronco autostradale, Michele Renzi, e il geometra responsabile della manutenzione, Antonio Sorrentino. È il primo atto dell'indagine condotta dal procuratore Rosario Cantelmo e dai pm Cecilia Annecchini e Adriano Del Bene.

Il sequestro e la perizia

Tre giorni dopo l'incidente viene sequestrato il tratto del viadotto Acqualonga in direzione Napoli dove si è verificato l'incidente, e poco dopo anche la scarpata, di proprietà privata. Il bus è stato invece rimosso il giorno dopo l'incidente e affidato a un deposito giudiziario, assieme agli altri 10 veicoli urtati dal pullman prima di precipitare. La procura non sceglie la via dell'incidente probatorio, che avrebbe "cristallizzato" una prova, e affida una perizia a tre consulenti tecnici, gli ingegneri e docenti universitari Lorenzo Caramma, Andrea Demozzi e Alessandro Lima. A loro si aggiungerà nei mesi successivi Vittorio Giavotto, che firmò la perizia sulla strage di Ustica.

Agosto-ottobre 2013: rilievi e altri 3 avvisi di garanzia

Il 27 agosto 2013 cominciano i rilievi dei periti, compresi quelli di parte civile e di Autostrade per l'Italia spa. I sopralluoghi sul viadotto cominciano il 5 settembre 2013. Il giorno precedente la procura di Avellino ha disposto il sequestro dell'intero tratto sospeso. Scattano altri tre avvisi di garanzia, che raggiungono gli ex direttori di tronco, Nicola Spadavecchia e Paolo Berti, e il coordinatore del centro servizi di Cassino, Michele Maietta. Il 21 ottobre 2013 i pm ascoltano chi era sul pullman.

Gennaio-aprile 2014: perizia conclusa e viadotto riaperto

Il 18 gennaio 2014 si concludono tutte le fasi della perizia. Il pullman era gravemente deteriorato, così come la barriera, con i tirafondi - perni metallici per ancorare il new jersey al suolo - in alcuni punti gravemente corrosi dal sale usato per la neve d'inverno. Il viadotto viene riaperto soltanto il 16 aprile 2014, dopo essere stato riqualificato.

Estate 2014: scattano tre arresti

Il 10 giugno 2014 viene consegnata la corposa perizia della procura di Avellino. 650 pagine di relazioni tecniche e altre 1.500 di allegati che comprendono anche la copia della convenzione tra Autostrade per l’Italia e il ministero dei Trasporti per la concessione autostradale. C’è anche un filmato che ricostruisce la traiettoria, la sequenza di impatti, la velocità e tutti i dati tecnici dell'incidente. Si allunga anche l'elenco degli indagati: la procura emette altri tre avvisi di garanzia per un filone parallelo, che non viene però stralciato dall'indagine principale. Gennaro Lametta riceve il secondo avviso di garanzia. Questa volta è accusato assieme ai funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, di aver falsificato la revisione del bus precipitato. Quell'autobus avrebbe dovuto subire lavori per 18mila euro per poter stare su strada. Le intercettazioni telefoniche convincono la procura a chiedere l’arresto dei tre. Il gip il 2 luglio 2014 firma le ordinanze di custodia cautelare per Lametta, Saulino e Ceriola. Vanno agli arresti domiciliari e ci rimarranno a lungo.

Luglio 2015: gli imputati diventano 15

Un anno dopo, il 16 luglio 2015 comincia l'udienza preliminare e la lista degli imputati arriva a 15. Tra gli indagati c'è anche l'amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, i direttori di tronco, che si sono avvicendati, Nicola Spadavecchia, Paolo Berti e Michele Renzi e i responsabili dell'Area Esercizio Gianluca De Franceschi, Gianni Marrone e Bruno Gerardi. Questi ultimi avevano responsabilità nella gestione finanziaria. Michele Maietta e Antonio Sorrentino, da responsabili del posto di manutenzione del tratto autostradale, secondo l’accusa, non avrebbero segnalato le carenze e le lacune nella sicurezza del percorso. A Castellucci, all’allora direttore dei servizi tecnici, poi direttore generale, Riccardo Mollo, al condirettore generale Operation e Maintenance, Giulio Massimo Fornaci e al responsabile dell'articolazione Pavimentazioni e Barriere di sicurezza, Marco Perna, viene contestato di aver omesso di provvedere alla riqualificazione dell'intero viadotto. Allo stesso tempo viene chiesta l'archiviazione per Ciro Lametta, l’autista, perché non sono emerse nelle indagini preliminari condotte colpose o dolose  e non perché la morte è causa di estinzione del reato. Cantelmo cambierà idea nel processo, affermando che Ciro Lametta avrebbe potuto ascoltare le richieste dei passeggeri e fermarsi per tempo, invece di proseguire ostinatamente. L'udienza però viene sospesa e rinviata al 26 settembre successivo.

I risarcimenti e nel 2016 il via al processo

Autostrade per l'Italia ha avviato le trattative per risarcire i familiari delle vittime e i sopravvissuti. Tutti accettano le proposte risarcitorie e rinunciano a costituirsi parte civile. Ad eccezione della moglie di Ciro Lametta, unica parte civile ancora presente nel processo. Ritiene che suo marito sia anche vittima delle inadempienze di Aspi, oltre che di quelle del cognato Gennaro. L'ordinanza di rinvio a giudizio viene emessa dal gup Gianfranco Fiore il 9 maggio 2016 e la prima udienza fissata per il 28 settembre 2016.

11 gennaio 2019, la sentenza del tribunale

L'11 gennaio 2019 arriva la sentenza del giudice monocratico del tribunale di Avellino, Luigi Buono. Otto condanne e sette assoluzioni per i 15 imputati. Tra gli assolti oltre all'ad di Autostrade per l'Italia Castellucci, anche l'ex condirettore generale della società Riccardo Mollo. La condanna più severa, 12 anni così come richiesto dall'accusa, è quella per Gennaro Lametta, proprietario del bus e fratello dell'autista morto nella strage. La procura di Avellino probabilmente ricorrerà in appello.

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