Grasso: "Impossibile onore pubblico per Vittorio Emanuele III"

Cronaca
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"Rientro della salma è mero atto di umana compassione". Così il presidente del Senato sul ritorno delle spoglie in Italia. Raggi: "Sepoltura al Pantheon inopportuna". Comunità ebraica: "Sarebbe uno scempio". Minniti: "Pietà non è dare ragione"

"Il rientro della salma di Vittorio Emanuele III in Italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon, è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà". Sono queste le parole di Pietro Grasso, dopo l'arrivo delle spoglie del re in Italia. La considerazione del presidente del Senato arriva poco dopo che la comunità ebraica aveva definito "uno scempio" la possibilità che la sepoltura potesse avvenire a Roma. Grasso ha aggiunto che "un Paese maturo e democratico deve saper fare i conti con il proprio passato. Le responsabilità prima, durante e dopo l'avvento del fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo sulla figura e l'operato di Vittorio Emanuele III".

Virginia Raggi: "Salma al Pantheon inopportuna"

Dopo le parole del presidente Grasso, arrivano anche quelle della sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha così commentato la possibilità che la salma di Vittorio Emanuele III potesse essere sepolta al Pantheon di Roma: "Fortunatamente la monarchia fa parte del passato di questa Repubblica. Ritengo inopportuno che la salma di Vittorio Emanuele III venga trasferita al Pantheon". Queste le sue parole all'entrata in Campidoglio.

Minniti: "Pietà non è dare ragione"

Quella del ritorno delle spoglie dei Savoia in Italia "è una vicenda ordinaria per un Paese che dopo decenni riesce a fare i conti con un pezzo della propria storia, non per dare ragioni o torti, ma per dare pieta'". Questo il commento del ministro dell'Interno Marco Minniti

Comunità ebraica: "Sepoltura al Pantheon sarebbe scempio"

Intanto, sulla questione e sull'ipotesi di seppellire il re al Pantheon, era arrivata anche la reazione della Comunità ebraica di Roma. "Sarebbe veramente uno scempio", aveva detto la presidente Ruth Dureghello, dopo l’arrivo delle spoglie del re in Italia da Alessandria d'Egitto, sull’ipotesi che la salma venisse in futuro trasferita nella Capitale. "Ho letto e sono convinta che le istituzioni su questo, come ci hanno dimostrato negli ultimi anni, sapranno prendere la posizione giusta", aveva commentato Dureghello, dura sulla possibilità di "mettere la salma vicino a questo luogo che è stato quello della deportazione di tanti ebrei italiani". Al Pantheon di Roma sono seppelliti tre sovrani Savoia: Vittorio Emanuele II, Umberto I, assassinato a Monza nel 1900, e la sua consorte, la Regina Margherita. La Comunità Ebraica aveva già espresso "profonda inquietudine" per il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III, "anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari", tra cui "gli 80 anni dalla firma delle leggi razziali".

"Preoccupati che rientro della salma sia un omaggio"

"Ci lascia un po' perplessi il rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele III, soprattutto nella coincidenza degli 80 anni della firma delle leggi razziste da parte sua”, aveva commentato Dureghello, "è ovvio che comprendiamo in qualche modo la scelta del Quirinale come gesto di umanità e di pietà, ma siamo preoccupati che questo invece possa significare l'omaggio a una figura storica che per l'Italia tutta e non solo per gli ebrei romani ha significato la tragedia più importante dello scorso secolo", conclude la presidente.

L’arrivo della salma a Vicoforte

Le spoglie del re Vittorio Emanuele III di Savoia sono rientrate in Italia domenica, 17 dicembre, da Alessandria d’Egitto, dov’era sepolto. La salma è stata trasportata su un aereo militare dalla città egiziana all’aeroporto di Cuneo-Levaldigi. Vittorio Emanuele III riposerà accanto alla moglie Elena, le cui spoglie sono arrivate in Italia sabato da Montpellier, nel santuario di Vicoforte. Diverse le polemiche scaturite per il ritorno delle due salme in Italia, a partire dal peso che grava su Vittorio Emanuele III per il suo ruolo nell’ascesa del fascismo, nella promulgazione delle leggi razziali e per le vicende dell’armistizio dell’8 settembre 1943. La Comunità ebraica italiana ha subito espresso “profonda inquietudine” per il rientro della salma del re Savoia, ricordando proprio il suo ruolo durante gli anni della progressiva conquista del potere del fascismo: "Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa", ha detto la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. Altra polemiche, inoltre, sono nate per l’utilizzo di un volo di Stato per il rientro delle spoglie del sovrano.

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