Rogo Thyssen, Cassazione boccia ricorsi dei manager: "Condanne giuste"

Cronaca
Un cartellone ricorda le sette vittime del rogo alla Thyssen (Ansa)
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La Corte suprema ha chiuso definitivamente la vicenda giudiziaria: nessun errore nella sentenza che ha confermato i verdetti di colpevolezza per l’incendio del 2007, in cui persero la vita 7 operai. I dirigenti condannati non avranno sconti di pena

La Cassazione ha bocciato i ricorsi straordinari presentati dagli imputati condannati in via definitiva per il rogo dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino, avvenuto nel 2007, e in cui persero la vita 7 operai. I supremi giudici hanno dichiarato inammissibili i ricorsi e dunque non ci sarà alcuna riduzione delle condanne per omicidio colposo plurimo inflitte ai manager della Thyssen, tra i quali l'ex ad Harald Espenhahn. La Cassazione ha respinto le richieste avanzate da Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz, Marco Pucci e Daniele Moroni, quattro ex dirigenti dell’acciaieria, contro il verdetto emesso dalla stessa Suprema Corte il 13 maggio 2016.

Condanne confermate

La Corte suprema non ha ravvisato errori nel verdetto che ha confermato le condanne per i dirigenti tedeschi e italiani. Gli imputati italiani si consegnarono in carcere il giorno dopo la sentenza mentre i manager tedeschi sono ancora in libertà nonostante il governo italiano abbia richiesto più volte che la pena diventi effettiva. Di recente l’ultimo appello è stato fatto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Ricorso ancora pendente alla Corte europea

Al momento è ancora pendente un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’Uomo, presentato dalla difesa degli imputati dopo la prima sentenza della Cassazione, quella che il 24 aprile 2014 stabilì la colpevolezza dei sei imputati ma ordinò anche un nuovo processo di appello per calcolare le pene.

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