'Ndrangheta, blitz in Lombardia: il sindaco di Seregno ai domiciliari

Cronaca

Edoardo Mazza (Fi) è accusato di corruzione, avrebbe favorito un imprenditore legato alle cosche. Indagato pure Mario Mantovani, ex vicepresidente della Lombardia. In tutto 27 misure cautelari nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria

Maxioperazione nell'ambito di un'inchiesta su infiltrazioni della 'ndrangheta nel mondo dell'imprenditoria e della politica in Lombardia. 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive. Fra gli arrestati - ai domiciliari - anche il sindaco di Seregno (Monza e Brianza) Edoardo Mazza, di Forza Italia, accusato di corruzione: secondo le indagini, avrebbe favorito gli affari con un imprenditore legato alle cosche, il quale si sarebbe a sua volta adoperato per procurargli voti. 

Le accuse

Al centro delle indagini anche traffico di droga ed estorsioni. Le 27 persone arrestate sono tutte accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale.

L'inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, rappresenta una costola dell'indagine "Infinito", che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle "Locali" 'ndranghetiste in Lombardia. 

Domiciliari per il sindaco Seregno

Il sindaco di Seregno Edoardo Mazza, ai domiciliari, è invece coinvolto nel filone d'inchiesta della Procura di Monza relativo a presunte interferenze di un imprenditore legato alla 'ndrangheta nelle elezioni comunali a Seregno. Mazza, avvocato civilista, 38 anni, è stato eletto nel 2015 coi voti del suo partito, Forza Italia, e quelli della Lega. Il sindaco è accusato di corruzione per i suoi rapporti caratterizzati da presunti reciproci favori con l'imprenditore edile di Seregno il cui ruolo sarebbe stato decisivo per l'elezione di Mazza (le intercettazioni). 

Indagato per corruzione ex vicepresidente Lombardia

È indagato con l'accusa di corruzione - ma nessun reato di mafia contestato - l'ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, Forza Italia. Mantovani, già arrestato due anni fa in un'altra inchiesta con la stessa accusa, è coinvolto in un filone dell'indagine sulla presenza della 'ndrangheta in Lombardia. Gli uffici del consigliere regionale sono stati perquisiti, come è stato reso noto dallo stesso Mantovani. In un comunicato ha dichiarato: "I fatti sono lontanissimi dal mio agire politico e personale. Nulla è emerso. Sempre a disposizione della trasparenza e della legalità".Da quanto si è saputo, l'accusa riguarda i suoi rapporti con l'imprenditore Antonio Lugarà, lo stesso che ha intrattenuto rapporti con il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, finito oggi ai domiciliari. 

Intercettazione: San Luca a Milano

Sono state, tra l’altro, intercettazioni telefoniche e ambientali a ricostruire la vasta rete di rapporti di stampo mafioso. “Vogliono mettere in piedi San Luca (...) San Luca a Milano ... al nord". Così uno degli arrestati parlava delle mire espansionistiche (il riferimento è a San Luca, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, noto per una faida) delle cosche in relazione ad un grosso traffico di cocaina nel Comasco. In altre telefonate captate dagli investigatori i presunti affiliati alla 'ndrangheta parlavano anche di "mitra" e "kalashnikov". Nell'inchiesta, tra l'altro, sono coinvolti anche altri due politici locali di Seregno: un consigliere comunale è stato posto agli arresti domiciliari, mentre per un assessore, Gianfranco Ciafrone, è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici.

Boccassini: "Un sistema fatto di omertà"

Dopo "7 anni" di indagini sulla 'ndrangheta in Lombardia "posso dire che c'è un sistema" fatto di "omertà" e di "convenienza da parte di quelli che si rivolgono all'anti Stato per avere benefici". Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini durante la conferenza stampa sul maxi blitz spiegando anche che "è facile" per le cosche "infiltrarsi nel tessuto istituzionale".  Il procuratore ha aggiunto poi che "è stata individuata una delle persone che era rimasta fuori dagli arresti dell'operazione 'Infinito' del 2010 e che partecipò in quell'anno al noto summit in un centro intitolato alla memoria di Falcone e Borsellino". Un altro dei dati emersi dalle indagini, ha spiegato Boccassini, è "la violenza gratuita" manifestata dagli affiliati alle cosche. 

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