Calabria, fitness mascherato da no profit: 450mila euro non dichiarati

Cronaca
Foto d'archivio (Fotogramma)
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Come accertato dalla guardia di Finanza, un'associazione sportiva figurava tra gli Enti non commerciali per poter godere delle agevolazioni fiscali previste nel settore. Ma in realtà si trattava di una vera e propria attività commerciale 

Un’attività commerciale mascherata da no profit. Era questo lo stratagemma usato per evadere il fisco da un’associazione sportiva attiva nel fitness. Il sistema, che ha portato a  450mila euro di ricavi non dichiarati, è stato scoperto in Clabria dalla guardia di Finanza.

Le agevolazioni fiscali 

L’associazione sportiva, attiva nel settore del fitness e dello sport dilettantistico, beneficiava delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa di settore solo perché si era fatta annoverare tra gli Enti non Commerciali. In realtà, la classificazione giuridica mascherava una vera e propria attività commerciale di palestra e andava contro le agevolazioni previste per gli Enti non commerciali che, per essere definiti tali, non devono avere scopo di lucro e non devono distribuire utili durante la vita dell’associazione. Inoltre, occorre che questi enti devolvano il loro patrimonio in caso di scioglimento dell’attività e che si basino su una effettività del vincolo associativo dei soci. Tutti obblighi questi che, nel caso dell’associazione sportiva, non venivano rispettati. 

I soci clienti e l'assenza di bilancio

I soci, nel caso scoperto dalla guardia di Finanza, erano in realtà i clienti ed erano ignari di risultare tali ai fini fiscali. Non avevano mai preso parte alle assemblee societarie e alla nomina dei rappresentanti. I soci avrebbero anche ignorato che il titolare figurava come collaboratore dell’associazione e che percepiva così compensi per l’attività svolta. Le Fiamme gialle calabresi hanno poi scoperto che l'ente, al termine di ciascun anno solare, non approvava nessun bilancio o rendiconto economico-finanziario così come come, invece, è previsto dalla legge.
I finanzieri hanno disconosciuto questo "schermo associativo" e hanno riqualificato l’ente come vera e propria attività commerciale. I compensi indebitamente percepiti - oltre 450mila euro - sono stati segnalati all’ufficio finanziario di competenza come "materia imponibile sottratta a tassazione". 

 

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