Baciamano a Giorgi, il procuratore: "Atto tribale imprevedibile"

Cronaca

La riverenza verso il latitante catturato dopo 23 anni “non è segno di debolezza dello Stato", dice Federico Cafiero de Raho. E aggiunge: "I carabinieri che si abbracciano felici come bambini dopo l'arresto sono la parte più bella di uno Stato efficiente"

"Un atto tribale imprevedibile", un gesto "ignobile". Il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha definito così il baciamano fatto da un vicino al boss Giuseppe Giorgi, catturato dopo 23 anni di latitanza a San Luca, in Calabria, il 2 giugno. Per de Raho, però, quanto successo non rappresenta un "segno di debolezza" da parte dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza".

La cattura e il baciamano

Giorgi, soprannominato "u Capra", era elemento di spicco della cosca della ‘ndrangheta denominata Romeo ed era considerato uno dei cinque latitanti più pericolosi d’Italia. In clandestinità dal 1994, è stato catturato nella sua abitazione a San Luca: si nascondeva dentro un bunker costruito tra le mura di casa. Scortato fuori dagli agenti ha trovato ad accoglierlo un gruppo di persone che in segno di reverenza gli hanno persino fatto il baciamano.

Porcuratore Reggio Calabria: nessuna debolezza dello Stato

Immediato l'intervento del procuratore di Reggio Calabria che ha rivendicato il successo delle forze dell'ordine e bollato quell'atto come "ignobile".  "I carabinieri che si abbracciano felici come bambini dopo l’arresto", ha aggiunto, "sono la parte più bella di un Stato efficiente in grado di catturare un latitante". L'episodio, ha poi spiegato, si è verificato per il contesto particolare in cui era inserito. "I carabinieri - ha precisato - non l'avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto" dove era difficile procedere anche affiancati. 

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Le reazioni 

Il caso del baciamano ha scatenato diverse reazioni di indignazione. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha commentato così l’episodio: "Imbarazzante, perché poi purtroppo quella è l’immagine di una certa Italia che gira nel mondo". Ha espresso profondo sconforto invece il vescovo di Locri per il quale quell'atto "esprime un ossequio verso il boss e dimentica quello che c’è dietro comportamenti mafiosi e criminali che non meritano alcun rispetto".

A San Luca l'11 giugno non si vota: nessuna lista presentata

Intanto a San Luca, il prossimo 11 giugno non si terranno le elezioni comunali (LO SPECIALE DI SKY TG24); nessuna lista è sata presentata. Il Comune, sciolto nel maggio del 2013 per "condizionamenti da parte della criminalità organizzata", continuerà quindi a essere amministrato da un commissario. Fallimentare, infatti, è stato anche il tentativo di due anni fa di eleggere un sindac; l'unica lista in corsa non era riuscita a raggiungere il 50% e si era fermata al 43,09%.

La cittadina è stata anche teatro di una faida tra cosche della ‘ndrangheta culminata nel 2007 nella strage di Duisburg, Germania, costata la vita a sei persone. 

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