No Tav, Cassazione conferma: assalto Chiomonte non è atto terroristico

Cronaca
Il materiale esplosivo utilizzato durante l'attacco notturno al cantiere Tav di Chiomonte
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La decisione definitiva dei giudici supremi conferma l'assoluzione dall'ipotesi eversiva per i quattro attivisti che, nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, avevano attaccato il cantiere in Val di Susa. Confermata anche la condanna a tre anni e sei mesi per altri reati

La protesta dei No Tav a Chiomonte, in Val di Susa, non fu un atto terroristico. Lo ha definitivamente stabilito la Cassazione, che ha confermato l'assoluzione dall'ipotesi eversiva decisa dai giudici in primo e secondo grado. Respinto, quindi, il ricorso della Procura di Torino, che sosteneva questa accusa nei confronti di quattro attivisti: Claudio Alberti, Niccolò Blasi, Chiara Zenobi e Mattia Zanotti, nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, avevano lanciato molotov contro il cantiere di Chiomonte. La protesta non aveva il connotato dell'azione terroristica volta a condizionare le decisioni dello Stato sull'alta velocità, hanno spiegato i giudici supremi.

Confermate le condanne per altri reati - Per i quattro attivisti confermata la condanna a tre anni e sei mesi per altri reati: danneggiamento, detenzione e porto di molotov, resistenza a pubblico ufficiale. L'assalto a Chiomonte, nel 2013, si concluse in brevissimo tempo con il danneggiamento di un compressore e senza feriti. I lavori per il sondaggio geodetico furono interrotti per mezz'ora. I quattro imputati non hanno fatto ricorso contro la condanna e hanno già scontato quasi tutta la pena ai domiciliari (resta loro qualche mese). Nel chiedere il rigetto del ricorso della Procura di Torino, l'avvocato Claudio Novaro aveva sottolineato che "non si può considerare terrorismo tutta l'opposizione sociale" e che l'assalto a Chiomonte "non era un'azione in grado di far retrocedere lo Stato". Il Pg della Cassazione voleva, invece, un nuovo esame della vicenda.

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