Licenziato dopo trapianto di fegato: “Hanno detto che non servo più”

Cronaca

Ai microfoni di Sky TG24 la storia di Antonio Forchione, operaio 55enne di un’azienda nel torinese che ha ricevuto la lettera di licenziamento al rientro in fabbrica dopo l’operazione: "Ero anche disposto al demansionamento ma non riuscivano a trovare una posizione per me”. Poletti: "Inaccettabile".  VIDEO

 

“Mi hanno detto che non servivo più e mi hanno dato la lettera di licenziamento. Poi mi hanno indicato la porta invitandomi ad andarmene”. Antonio Forchione ha raccontato la sua storia ai microfoni di Sky TG24. È un operaio di 55 anni, dipendente della Oerlikon Graziano di Rivoli, azienda metalmeccanica alle porte di Torino. Qualche giorno fa è stato licenziato al rientro in fabbrica otto mesi dopo un trapianto al fegato.

 

Farà causa all'azienda - “Avevo voglia di tornare, sono rientrato ma non mi hanno fatto lavorare”, racconta Forchione a Sky TG24. “Mi hanno mandato a casa obbligandomi a fare un mese di ferie. Il direttore delle risorse umane mi ha detto che non riuscivano a trovare una posizione per me. Mi sarei demansionato, farei qualsiasi cosa”. L'operaio farà causa all'azienda per ottenere un risarcimento: “Mancano 5 anni alla pensione, il mio legale sta facendo ricorso, in pochi mesi spero si risolva”, spiega Forchione.

 

Lo sciopero dei colleghi - Intanto i sindacati hanno proclamato uno sciopero di due ore su tutti i turni. Forchione ha spiegato che si tratta “del terzo caso simile dopo quello di due colleghi nelle fabbriche di Bari e di Sommariva Bosco”.  

 

Poletti: "Inaccettabile"- E sulla vicenda è intervenuto anche il ministro del Lavoro Poletti: "E' una cosa inconcepibile, inaccettabile, sbagliata. Se una persona ha una situazione come questa l'azienda si deve prendere la responsabilità di garantirgli un'opportunità":

 

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