Expo, 7 arresti. I pm: "Una cupola pilotava gli appalti"

Cronaca
Un fermo immagine tratto da un video diffuso dalla Procura di Milano mostra l'incontro tra Enrico Maltauro e Sergio Cattozzo il 17 aprile 2014 a Milano.

In manette anche "il compagno G" Primo Greganti, il manager di Infrastrutture Lombarde Paris e due ex parlamentari, Grillo e Frigerio. L'accusa: turbativa d'asta e corruzione. Procura di Milano divisa: Robledo non firma

E' vasta e trasversale la rete di contatti politici intessuta dalla "cupola" che, secondo i magistrati di Milano, ha inquinato a suon di mazzette per almeno due anni i più importanti appalti in Lombardia, comprese alcune gare per l'Expo 2015. (La Procura di Milano ha tra l'altro diffuso un video che mostrerebbe uno scambio di mazzette tra due dei 7 arrestati, Enrico Maltauro e Sergio Cattozzo, avvenuto il 17 aprile 2014 a Milano).
Un terremoto giudiziario si abbatte infatti sull'Esposizione Universale che aprirà i battenti tra meno di un anno e fa ripiombare Milano ai tempi di 'Mani pulite'. Una storia di tangenti e appalti truccati sui lavori legati all'Esposizione è finita nel mirino della Procura di Milano con un'inchiesta sfociata nell'arresto di sette persone, tra cui Primo Greganti storico esponente del Pci, già coinvolto nell'inchiesta Mani Pulite dei primi anni '90 (VIDEO); Angelo Paris, direttore della pianificazione acquisti della Expo spa 2015, e l'ex parlamentare di Forza Italia, Luigi Grillo.

"Una cupola per gli appalti" -  "Se non fossimo intervenuti avremmo danneggiato l'Expo, dal momento che una figura apicale dell'Esposizione si era posta al servizio di un'associazione a delinquere a danno della stessa Expo", ha spiegato Claudio Gittardi, il pm che ha coordinato l'inchiesta. "Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati, proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto" ha spiegato il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati durante la conferenza stampa: guarda il video.

Dall'inchiesta emerge un quadro fosco per cui in Lombardia si sarebbe creata una "cupola per condizionare" gli appalti; una "cupola" che avrebbe promesso "avanzamenti di carriera" a manager e pubblici ufficiali grazie a "protezioni politiche". Per il pm Antonio D'Alessio si tratta di un'associazione che aveva la "capacità di avere ramificazioni in diversi settori dell'alta amministrazione, nonché appoggi e agganci di carattere politico che hanno assicurato la possibilità di avvicinare con successo pubblici ufficiali". Per gli inquirenti, quando c'era una procedura di gara, l'associazione "interveniva cercando di avvicinare il pubblico ufficiale competente usando gli agganci che aveva anche in ambito politico", agganci di natura bipartisan. "Svolgo da sempre la mia attività professionale credendo nel lavoro di squadra e nella lealtà dei comportamenti. Oggi questa fiducia appare sorprendentemente tradita da una delle persone di Expo": queste le parole del commissario unico Giuseppe Sala, ad della società di gestione e che non risulta tra gli indagati.

Sei in carcere, uno ai domiciliari -
Tra le ordinanze firmate dal gip Fabio Antezza, 6 di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari, anche i nomi dell'ex parlamentare della Democrazia Cristiana, Gianstefano Frigerio, l'intermediario Sergio Cattozzo, l'imprenditore Enrico Maltauro e l'ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni (ai domiciliari; già arrestato nelle scorse settimane nell'ambito di un'altra inchiesta). Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere, turbativa d'asta e corruzione. Nelle carte dell'inchiesta sono finiti anche i nomi di Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Cesare Previti, che però non risultano indagati.

Pisapia: denunce oppure estromissione - Immediato il commento del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ai microfoni di Sky TG24 lancia un monito: "Chi, pur avendo vinto un appalto o lavorando per l’Expo o per il Comune di Milano, non denunci un tentativo di corruzione o un episodio violento, sarà estromesso immediatamente, e perderà l’appalto".E ha aggiunto: "Resto convinto che Tangentopoli abbia smantellato il sistema corruttivo per cui per ogni appalto andava una parte dei soldi ai partiti politici o a gruppi di potere". Guarda il video

Di Pietro: Tangentopoli imperversa - Sullo scandalo che ha travolto l'Expo è intervenuto il presidente del consiglio Matteo Renzi: "La politica non deve mettere il becco nel lavoro dei magistrati: la buona politica fa il suo lavoro e non si occupa di cosa fa la magistratura". Tra i primi a commentare l'inchiesta c'è Antonio Di Pietro, per il quale "gli arresti di oggi confermano quanto ho sempre affermato: come prima e più di prima Tangentopoli imperversa e perciò è necessario che torni una nuova 'Mani pulite'" (ascolta l'intervista a Sky TG24).

Robledo non firma l'inchiesta - Nell'ambito dei contrasti interni alla procura di Milano, Bruti Liberati ha inoltre reso noto che il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo "non ha condiviso l'impostazione e non ha vistato" gli atti dell'inchiesta sull'Expo.

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