Roma, 70 anni fa il rastrellamento del ghetto ebraico

Cronaca
Una immagine d'epoca tratta dal volume "16.10.1943. Li hanno portati via", che raccoglie documenti sui bambini romani ebrei deportati

16 ottobre 1943. Furono 1.259 gli ebrei rastrellati della Gestapo nel ghetto di Roma. 1.023 furono deportati ad Auschwitz, 820 finirono immediatamente nelle camere a gas e i restanti furono smistati in altri campi di sterminio. Solo 16 tornarono

16 ottobre 2013. "L'Italia che ha partorito il fascismo ha il dovere di coltivare la memoria, per sè stessa e per l'Europa", ha detto Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, durante la cerimonia in sinagoga per l'anniversario del rastrellamento del ghetto. Cerimonia a cui ha voluto partecipare anche Giorgio Napolitano, e che quest'anno assume un valore particolare, sia per la ricorrenza dei 70 anni dalla razzia, che per le polemiche seguite ai funerali del 15 ottobre di Erich Priebke.

16 ottobre 1943 - 207 bambini, 363 uomini e 689 donne. In totale furono 1.259 le persone della comunità ebraica rastrellate della Gestapo tedesca nel ghetto di Roma tra le 5,30 e le 14 di sabato 16 ottobre 1943. La scelta di quella particolare giornata, festiva per gli ebrei, fu fatta per sorprendere il maggior numero di persone. L'intento riuscì grazie anche all'impiego in città di 365 uomini della polizia tedesca - di cui circa un centinaio solo nel ghetto - coordinati da 14 ufficiali e sottoufficiali.
Un certo numero di persone fu rilasciato perchè appartenente a famiglie straniere con "sangue misto", ma tra le persone rastrellate 1.023 furono deportate ad Auschwitz, e soltanto 16 di loro scamparono alla morte (15 uomini e 1 donna, Settimia Spizzichino).
Le 1.259 persone catturate, di cui molte ancora in pigiama, furono caricate su camion militari coperti da teloni e portate presso il Collegio Militare di Palazzo Salviati, dove rimasero, separate per genere, circa 30 ore. Tra queste figurava anche un neonato, partorito da Marcella Perugia il 17 ottobre. Duecentotrentasette prigionieri furono poi rilasciati in seguito al controllo che li identificò come cittadini stranieri o appartenenti a famiglie "miste". Gli ebrei catturati vennero invece trasferiti alla stazione ferroviaria di Tiburtina e messi su un convoglio costituito da 18 carri merci, che partì alle 14 di lunedì 18 ottobre per giungere ad Auschwitz alle ore 23 del 22 ottobre.
Durante il viaggio due persone anziane morirono. Un giovane invece, Lazzaro Sonnino, riuscì a fuggire a nord di Padova buttandosi dal convoglio in movimento. Ad Auschwitz i deportati ebrei furono divisi in due file: da una parte 820 persone, valutate fisicamente non abili al lavoro, e dall'altra 154 uomini e 47 donne, giudicati fisicamente idonei. Il drappello degli 820 finì immediatamente nelle camere a gas del campo di sterminio dove furono uccisi con l'espediente delle "docce". L'altro gruppo fu invece smistato e inviato in altri campi di sterminio.

16 ottobre 2013 - 70 anni dopo, anche il Papa ha voluto sottolineare l'importanza della memoria in questa giornata: "Il ricordo delle tragedie del passato divenga per tutti l'impegno ad aderire con tutta la nostra forza al futuro che Dio vuole costruire per noi e con noi ", ha scritto Francesco nel suo messaggio agli ebrei di Roma. Messaggio che si conclude con uno "Shalom". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invece, ha lasciato la Sinagoga di Roma al termine della cerimonia indossando la kippah, il tradizionale copricapo ebraico. Accompagnato dal sindaco di Roma Marino e dai vertici della Comunità ebraica, il capo dello Stato ha definito la giornata "un grande momento di coesione tra tutte le fedi e tutte le religioni".

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