Uova gratis, Coldiretti risponde così alla protesta dei tir

Cronaca

"Meglio regalare i prodotti che vederli deperire in magazzino" dicono i coltivatori con riferimento allo sciopero dei trasportatori. E a Milano oltre mille persone si mettono in coda per buste di insalata da 1 euro e mezzo. LE FOTO

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di Greta Sclaunich


I primi sono arrivati alle 8 del mattino (guarda le foto). Alle 10 in fila su piazzale Lodi, dove Coldiretti (l'organizzazione degli imprenditori agricoli) ha organizzato “Coraggio Italia!” la distribuzione gratuita di insalata e uova contro lo sciopero dei Tir, c’era già un centinaio di persone. Pensionati e famiglie, come annunciato dall’associazione dei coltivatori, ma anche stranieri, giovani precari e disoccupati. Tutti pronti ad aspettare il loro turno per ricevere gratis una confezione da sei di uova (normalmente venduta a circa un euro) o una busta di insalata mista (che, nei supermercati, si trova a un euro e mezzo).

“Piuttosto di lasciare la merce nei magazzini, preferiamo regalarla”, spiega il presidente di Coldiretti Lombardia Nino Andena. La distribuzione dei prodotti (organizzata a Milano, Roma, Catania, Bari e altre città italiane) è stata decisa per denunciare le perdite del settore agroalimentare in conseguenza della protesta dei camionisti. “La situazione degli agricoltori è difficile: stiamo fra l’incudine e il martello. Perché anche noi, come gli autotrasportatori, soffriamo il caro-gasolio: che ci serve, oltre al trasporto, anche per le macchine agricole e le serre”, analizza Andena. Il direttore Giovanni Benedetti precisa: “In Lombardia il danno è di circa un milione: 500mila euro al giorno. Le zone più colpite sono quelle di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova”. Lo ha ribadito anche il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini: ogni giorno 50mila tonnellate di prodotti alimentari deperibili rischiano di essere buttati, se i blocchi dei tir continuano entro i prossimi due giorni supermercati e negozi finiranno le loro scorte.
Dietro i tavoli dello stand di piazzale Lodi sono ammucchiate 20mila buste di insalata dell’azienda “La Linea Verde” e 600 confezioni da sei uova della “Scotti e fratelli”. Due aziende che, in maniera diversa, stanno iniziando a sentire i contraccolpi della protesta partita dalla Sicilia a metà gennaio. “Il calo della produzione è stato del 40% e il nostro stabilimento di Ponte Cagnano, in provincia di Salerno, è fermo da venerdì. In tutto, stiamo perdendo circa 150mila euro al giorno”, dice Vittorio Riboldi di “La Linea Verde”. Mentre Sergio Scotti, mentre aiuta a scaricare scatole di uova, sorride: “Il nostro problema è che la produzione non si ferma, le galline fanno l’uovo tutti i giorni”.

Tra i motivi che hanno spinto Coldiretti ad organizzare la distribuzione anche la volontà di combattere contro il rincaro dei prezzi, soprattutto nel settore ortofrutta. E aumenti anche del 40%, sostieme Coldiretti. Un rincaro che, però, non tutte le persone in fila hanno notato. Nando, pensionato di 66 anni, vive in zona porta Garibaldi: “Nei supermercati dove vado a fare la spesa non ho visto rincari”. Anche Aretris, 55 anni (viene dalla Grecia, ma vive a Milano da 30 anni ormai), alza le spalle: “E’ tutto aumentato, basta andare nei mercati rionali: le cose costano un terzo rispetto ai supermercati”. Nemmeno Tullia, pensionata di 71 anni, ha visto grandi sbalzi di prezzo nei supermercati della zona di Lodi, dove vive: “Però stamattina sono venuta lo stesso, per curiosare”. C’è chi, però, più che dei prezzi si lamenta della qualità: “La frutta da qualche giorno scarseggia ed è così brutta”, spiega Rosangela, pensionata di 72 anni.
A fare scorte gratuite in piazzale Lodi ci sono venute “molto più di mille persone” come conteggia il direttore Benedetti. Non tanto per solidarietà con gli agricoltori, quanto per assicurarsi prodotti freschi a costo zero: “Nei supermercati della mia zona non ho notato rincari, ma vivo in affitto a Milano, ho molte spese e il mio lavoro da impiegato in call center non mi consente grandi lussi. Perciò sono qui”, racconta Leonardo, 29 anni. Anche Teo, 48 anni, di origine eritrea, è in fila per necessità: “Ero impiegato, sono stato licenziato da poco. Non so se i prezzi nei supermercati sono aumentati perché per risparmiare non ci vado mai. Per questo sono qui oggi: la fila è lunga, ma i prodotti gratis”.

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