Scarcerato Tarantini, il premier potrebbe essere indagato

Cronaca
Gianpaolo Tarantini a sinistra, scarcerato su decisione del Tribunale del Riesame di Napoli. A destra Silvio Berlusconi, sullo sfondo Patrizia D'Addario che fece esplodere lo scandalo

Il Tribunale del Riesame di Napoli annulla l'ordinanza di custodia cautelare per l'imprenditore e sua moglie. Si fa strada l'ipotesi di istigazione a mentire a carico di Berlusconi. Confermato l'arresto di Lavitola. La competenza passa a Bari. VIDEO

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(in fondo all'articolo tutti i video sul caso Tarantini)

Sempre più ingarbugliata l'inchiesta condotta dai pm della procura di Napoli che vedeva il premier coinvolto come vittima di un ricatto e che rischia ora di vederlo finire nel registro degli indagati per istigazione a mentire davanti all'autorità giudiziaria Tarantini.

Scarcerato Tarantini - Dopo una lunghissima camera di consiglio, il Tribunale del riesame di Napoli a tarda notte ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e di sua moglie (che si trovava ai domiciliari), accusati di estorsione ai danni del premier. Tarantini ha lasciato nella notte Poggioreale, dove era stato rinchiuso su decisione del gip Amelia Primavera. "Lasciatemi andare dalle mie bambine, torno a casa", ha detto a giornalisti, fotografi e troupe televisive che lo aspettavano davanti al penitenziario napoletano (guarda il video in alto).
Confermato invece il provvedimento restrittivo per Valter Lavitola, attualmente latitante in centro America.

Berlusconi verso l'incriminazione - Per i giudici del Riesame dunque Berlusconi non sarebbe da ritenersi vittima di un ricatto bensì responsabile del reato previsto dall'articolo 377 bis del codice penale, ovvero, per aver istigato un indagato, nel caso specifico l'imprenditore Giampaolo Tarantini, a fare dichiarazioni false all'autorità giudiziaria. Secondo indiscrezioni dunque, come avevano prospettato i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock ribaltando l'approccio iniziale della loro inchiesta, la sussistenza di tale reato porterebbe al coinvolgimento, in qualità di indagato, di Silvio Berlusconi che avrebbe indotto Tarantini a dire il falso ai magistrati.

Un doppio salto dunque. L'inchiesta originariamente relativa a un presunto ricatto ai danni del premier Silvio Berlusconi, sarebbe stata rivista dal tribunale del Riesame di Napoli dopo che ne sarebbe stato modificato il capo di accusa in istigazione a mentire davanti all'autorità giudiziaria. Per tale nuova ipotesi sarebbero chiamati in causa Valter Lavitola e lo stesso Silvio Berlusconi che avrebbero indotto Tarantini a fare false dichiarazioni nell'inchiesta di Bari sulle escort, oltre che davanti al gip e al pm di Napoli.

La competenza passa a Bari - Per quanto riguarda la questione della competenza territoriale, secondo l'ordinanza emessa nella notte, a procedere nell'indagine dovrà essere la procura della repubblica di Bari. Il processo dovrà quindi lasciare Napoli. L'ufficio giudiziario del capoluogo pugliese è ritenuto competente in quanto in quella sede si sarebbero verificate le prime affermazioni mendaci fatte da Tarantini. Sul presunto ricatto intanto è stato aperto un fascicolo anche dalla procura di Roma che era stata ritenuta competente dal gip di Napoli Amelia Primavera a procedere per quanto riguarda l'estorsione contestata a Tarantini e a Lavitola

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