In piazza contro il processo breve: è il "Democrazia Day"

Cronaca
In occasione del sit-in davanti a Montecitorio, è stata portata in piazza l'enorme bandiera dell'Italia da 60 metri, già utilizzata il 12 marzo scorso per il Costituzione Day
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Mentre alla Camera era in discussione il testo, davanti a Montecitorio si è svolto un sit-in organizzato da Popolo Viola e Articolo 21. In serata invece una "grande festa davanti alla prefettura per celebrare la Costituzione". Bersani: "Italia umiliata"

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Costituzione, resistenza ed unità. Sono queste le tre parole d'ordine del "Democrazia Day" di Roma. L'iniziativa è stata lanciata nei giorni scorsi da Popolo Viola, Articolo 21 e Libertà e Giustizia per protestare contro il processo breve in discussione alla Camera.

La mobilitazione è cominciata in piazza Montecitorio dove è stata portata, in occasione del sit-in, l'enorme bandiera dell'Italia da 60 metri, già utilizzata il 12 marzo scorso per il Costituzione Day (GUARDA LE FOTO): il tricolore scende così per le strade della capitale per difendere gli italiani dai "tentativi golpistici di far passare la legge sul processo breve".

"La mobilitazione sta crescendo di minuto in minuto - ha spiegato a manifestazione in corso Gianfranco Mascia dei Viola - . E' tanto il tam-tam che stiamo facendo circolare. Continuano ad arrivare adesioni: le ultime quelle di Moni Ovadia, dell'Orchestra musicale Dies Irae, dei cantanti Edoardo De Angelis e Enrico Capuano, dei comici Giobbe Covatta e Dario Vergassola e dell'attore Massimo Ghini".
Le manifestazioni sono poi proseguite con la "Notte bianca per la Democrazia" in piazza Santi Apostoli a Roma davanti alla prefettura. A fare da padroni la musica e la Costituzione. Per gli organizzatori "una grande festa davanti a un luogo simbolico".

A scendere in piazza non è però solo il 'popolo della rete' ma anche la politica. Sono diversi i rappresentanti dell'opposizione che hanno aderito alla giornata di mobilitazione e il Pd si è radunato in piazza del Pantheon. "Quella maggioranza sta di fatto decidendo che Ruby è la nipote di Mubarak", ha detto il segretario del Pd, pier Luigi Bersani (guarda il video in alto), in riferimento al voto sul conflitto di attribuzione coi pm di Milano nel caso Ruby. Così, ha proseguito, "ci mette davanti al mondo in una condizione di umiliazione, di diminuzione e di vergogna perchè solo i disonesti non arrossiscono di fronte a delle cose così".

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