Milano e la maledizione delle luminarie

Cronaca
Il cuore di Swarovski caduto in Galleria Vittorio Emanuele a Milano
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Prima le polemiche per le luci multietniche di via Padova spente dal Comune, poi la battaglia politica pro e contro l’albero griffato Tiffany, ora l’addobbo Swarovski che cade e ferisce una passante. In città le luci delle feste portano solo grane


L'addobbo caduto in Galleria Vittorio Emanuele: LE FOTO

di Cristina Bassi

Luminarie di Natale: cosa c’è di più frivolo e spensierato? Non a Milano, dove sul terreno degli addobbi luminosi per le feste si sono consumate dispute etniche, battaglie politiche e, da ultimo, si è sfiorato il dramma con un ferito grave. Da queste parti una lucina in più o in meno riesce a scardinare delicati equilibri e a far venire “alla luce” vecchie ruggini intestine, come quella tra il sindaco Letizia Moratti e il suo assessore al Verde e all’arredo urbano, Maurizio Cadeo.

Ma partiamo dal fondo. Oggi nel pieno di un pomeriggio tutto shopping e clima natalizio un grosso cuore appeso per le feste alla cupola della Galleria Vittorio Emanuele, griffato Swarovski, è caduto e ha colpito in testa una donna di 70 anni. La passante ha riportato un trauma cranico e l’assessore Cadeo ha annunciato un’indagine sulla messa in sicurezza dell’installazione. L’affaire di via Padova invece risale alla fine di novembre, quando il Comune ha fatto rimuovere le insegne luminose con gli auguri di Natale scritti in tutte le lingue del quartiere più multietnico della città: francese, spagnolo, inglese, cinese, arabo, russo. Al loro posto una più omologata scritta in italiano, che però ha suscitato non poche proteste, visto che via Padova è una zona spesso al centro dei problemi legati all’integrazione e delle promesse dello stesso Palazzo Marino sulla volontà di dialogare con residenti e immigrati.

“Sono abusive”, era stata la spiegazione dell’amministrazione. Poi il sindaco Moratti è intervenuta spiegando che nessuna richiesta delle associazioni e dei comitati di quartiere è arrivata in Comune per rimontare le luminarie poliglotte e che quindi non poteva essere lei a pendere l’iniziativa. Un altro rimpallo di responsabilità tra assessore e primo cittadino, che per qualche giorno sembravano parlarsi solo attraverso i giornali, c’è stato sul discusso albero di Natale di Tiffany. Installato in piazza Duomo a spese della gioielleria più celebre del mondo e con ai piedi il relativo temporary shop, non piaceva né a Letizia Moratti né tanto meno alla Curia. Alla fine si è raggiunto l’accordo con la destinazione di una percentuale degli incassi del negozio alla beneficenza.

Infine l’incidente diplomatico tra il Comune e Gae Aulenti, nome storico della cultura cittadina, sempre per colpa delle lucine colorate. L’opera dell’architetto in piazzale Cadorna, Ago e filo, è stata addobbata sempre dall’attivissimo assessore Cadeo. L’artista però l’ha trovato di cattivo gusto e ha protestato. Solito giro di telefonate tra il sindaco e Cadeo, che, come promotore del festival Led, una manifestazione fatta con installazioni luminose sparse per le strade, ha puntato i piedi. Deciso a non perdere anche questa battaglia sul campo delle luminarie.

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