Alluvione Messina, "le case a rischio sono ancora abitate"

Cronaca
Ciò che resta di una delle vie del centro di Giampilieri, a Messina, dopo l'alluvione dell'1 ottobre 2009
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Un anno dopo l'inondazione a Giampilieri, alcuni abitanti accusano i vicini di dormire in edifici pericolanti ottenendo comunque l'indennizzo cui non avrebbero più diritto. Il sindaco: non lo posso escludere. Video: la testimonianza di chi ha perso tutto

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di Filippo Maria Battaglia


“Rosse, viola, gialle e verdi: con queste divisioni, hanno creato l’arcobaleno; ma di problemi, non ne hanno risolto neanche uno”.
A Giampilieri una delle poche saracinesche alzate è quella di una merceria. A un anno dall’alluvione che ha colpito il messinese, causando 37 morti e devastando centinaia di abitazioni, Rosa (il nome è di fantasia) sta vendendo un pigiama a una sua vicina.
Gli scaffali sono semivuoti: “Cosa devo ordinare, se non ho nessuno a cui vendere?” dice, sfogando tutta la rabbia nella stretta di una busta di plastica.
Rosa può dirsi tutto sommato fortunata: nel dedalo di vicoli che separa le abitazioni a rischio da quelle più sicure, casa e negozio sono in una zona “verde”, quindi non a rischio frane.
Le aree più colpite, quelle rosse e viola, sono a poco più di un centinaio di metri. Per la Protezione civile il suo, quindi, è un edificio privo di pericoli.
Ma a lei non sembra importare granché: “Gli appartamenti di alcuni miei vicini, a pochi passi da qui, si trovano nella zona gialla. Grazie a questa classificazione, usufruiscono di un’indennità di duecento euro al mese per ogni familiare; io, invece, da dicembre dello scorso anno non ho più preso un euro. Solo, il contributo per l'attività commerciale, senza il quale avrei chiuso da tempo”.

Ad oggi, secondo i dati forniti dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso, “le persone ancora evacuate a seguito dell'alluvione di Messina sono 2054: 1365 nel comune di Messina, 580 per quel che riguarda Giampilieri, 460 di Scaletta Zanclea, 22 del comune di Itala".
Il 94% di queste usufruisce del contributo di autonoma sistemazione, mentre meno del 4% sono assistite in altre strutture. I finanziamenti cui fa riferimento Rosa ammontano a circa 22,5 milioni di euro: tutti utilizzati per l'assistenza alla popolazione, e in particolare a chi ha una casa o un negozio in una delle aree a rischio (tra cui quella gialla, appunto).
I residenti avrebbero però l’obbligo di non pernottarvi: in teoria, potrebbero accedervi solo in orari diurni, a determinate condizioni meteorologiche (non deve piovere) e con obblighi di sosta che dovrebbero essere tassativi.

“Non è così” ci dice Rosa, sempre più arrabbiata. “Molte di quelle persone continuano a dormire e al tempo stesso ad usufruire dell’indennizzo, magari per arredare la casa definita ‘disagiata’”. “E’ vero”, la incalza la cliente, “non sono pochi quelli che la notte si barricano dentro e dormono, intascando soldi che noi abbiamo visto solo per i primi tre mesi”. Il risultato è “uno spreco senza eguali: quelle risorse dovrebbero servire a riparare le strade”. Poi, aggiunge: “Quando scendo le scale di questo vicolo, ho il cuore in gola. Ho già una protesi e più di settant’anni: in queste condizioni, non mi posso permettere una caduta”.

I gradini sbrecciati che si intravedono dal negozio non sono però gli unici che hanno bisogno di una radicale ristrutturazione. Nonostante molti cantieri siano stati già avviati, detriti, transenne e smottamenti circondano gran parte del centro della frazione. Rosa parla di “sprechi”, la sua cliente di “rischi”. Due punti di vista diversi, che fanno entrambi riferimento alla stessa realtà: il presunto caso di alcuni residenti che, intascando sussidi mensili, continuerebbero a vivere in luoghi non sicuri.
Bruno Manfrè della Protezione civile provinciale declina ogni responsabilità: “È il sindaco di Messina, in quanto soggetto attuatore delegato per l’assistenza alla popolazione, che ha l’obbligo di verificare l’esecutività di questa ordinanza”.

Dal canto suo, Giuseppe Buzzanca, il primo cittadino del capoluogo peloritano, dice di non poter escludere che tutto ciò, nonostante quei divieti, accada lo stesso: “Dai controlli che facciamo coi vigili urbani – racconta - spesso qualcuno, in una zona gialla, lo becchiamo; chi troviamo, però, dice sempre che sta per andare via”. Secondo il sindaco, la soluzione è “più difficile di quanto sembri: dovremmo svegliare di notte la popolazione e fare irruzione in casa, ma sarebbe violazione di domicilio”. “E poi i casi – si affretta a spiegare - se ci sono, sono comunque molto sporadici”.
Negli edifici segnalati in aree a rischio, in effetti, non sembra esserci anima viva: se si suona il campanello, non risponde nessuno. Eppure - assicura Rosa – alcune di quelle case sono abitate e utilizzano regolarmente acqua ed elettricità. Buzzanca dice comunque di capire e condividere la rabbia dei residenti della zona verde. Ma poi aggiunge: “Quella stessa collera non si trasforma mai in denuncia. Appena chiediamo nomi e cognomi degli abusivi, nessuno nel vicinato ha il coraggio di parlare”.

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