Prezzi alti, case brutte: non c’è pace per gli studenti

Cronaca
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Secondo le stime Sunia, i fuori sede nelle università italiane sono circa 700 mila, le residenze convenzionate ne ospitano meno del 5%. Il resto alimenta un business fiorente, in controtendenza con il mercato immobiliare in genere, e per lo più sommerso

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Di Cristina Bassi

Sempre peggio. Per i viali della Sapienza o nei corridoi degli atenei milanesi in questi giorni si incontrano decine di studenti a caccia di un posto letto. Nessuno, o quasi, si lamenta: sanno già che aria tira e probabilmente solo gli immigrati sono più esperti di loro nell’arte dell’adattarsi a condizioni abitative sotto la media. Ma a chi osserva la situazione e raccoglie dati e racconti tocca il compito di fare un bilancio. Che non è positivo. I prezzi delle case sono in diminuzione, il mercato immobiliare ristagna. Tranne che per gli studenti, nel loro caso i costi restano alti, in alcune città sono aumentati rispetto allo scorso anno: del 10 per cento circa ad esempio a Milano stando alle stime del Sunia regionale (il sindacato degli inquilini). Qui ci vogliono in media (secondo l’inchiesta di Sky.it) dai 400 ai 600 euro per una singola e dai 250 ai 400 euro per un posto letto in doppia. Stesse cifre più o meno a Roma. Le condizioni abitative e la qualità dell’offerta invece sono peggiorate.

Gli operatori del Sunia nazionale sono al lavoro per pubblicare il resoconto di quest’anno sul mercato degli alloggi per studenti. Anticipiamo alcuni dati. I fuori sede iscritti negli atenei italiani sono oltre 700 mila, su un totale di 1 milione e 800 mila universitari. I più numerosi sono a Milano (qui l'inchiesta di Sky.it), circa 80 mila, e a Roma (qui l'inchiesta di Sky.it), circa 100 mila. Quelli che trovano un posto in residenze universitarie e case dello studente sono meno del 5 per cento. “Ma in alcune città, come nella capitale, non si supera il 2 per cento”, precisa Laura Mariani, segretario nazionale del Sunia. Fare una stima ufficiale del giro d’affari non è semplice, neppure conoscendo i prezzi medi di locazione. “Il 50 per cento dei proprietari infatti affitta completamente in nero – sottolinea la responsabile Sunia – e un altro 25 per cento fa un contratto regolare e registrato, ma dichiara una cifra inferiore a quella affettivamente percepita, facendosi pagare il resto in nero”. I cacoli del Sunia indicano un monte affitti in nero di 1,5 miliardi di euro annui, la cui conseguenza è un'evasione fiscale di 300 milioni di euro.

La legge stabilisce le condizioni di affitto per gli studenti fuori sede e prevede un contratto della durata di 6-36 mesi, con agevolazioni fiscali per la famiglia dell’universitario o per lo studente lavoratore, ma soprattutto per il proprietario. Anche il canone è fissato in un massimo che varia a seconda della città, della metratura e della zona. Sono i Comuni a decidere le fasce di prezzo sulla base di specifici accordi territoriali.

“Abbiamo riscontrato un aumento, anche se non eclatante, dei prezzi medi – continua Laura Mariani –, ma quello che più ci preoccupa è il livellamento verso l’alto dei canoni di alloggi con standard qualitativi bassi, per dimensione, quartiere e condizioni abitative. Le sistemazioni un po’ arrangiate, che in passato erano a buon mercato, ora costano come le altre. Oppure aumenta il numero di ragazzi che coabitano in spazi ristretti, questo significa più guadagni per i proprietari e spirito di adattamento maggiore da parte dei ragazzi, dovuto al fatto che le loro famiglie sono in crisi”. Per fare due esempi: al Casilino a Roma (periferia est) in passato si trovava facilmente una camera a 250 euro, oggi è impossibile. E quella che era una singola a 400 euro sulla Tuscolana è diventata una doppia a 300 euro a posto letto. In soccorso degli studenti spaesati, specie se matricole, ci sono alcune agenzie specializzate. E nelle bacheche online sono comparsi annunci per “adottare un nonno”: in cambio di un accompagnamento e di una mano nelle faccende domestiche c’è una stanza a prezzi modici.

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