Contro l'omofobia, "è il momento di baciarsi di più"

Cronaca
Quattro modi di baciare in quattro diversi film a tematica omosessuale
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Per Paolo Patanè (Arcigay) l'allontanamento da uno stabilimento balneare di Ostia di due ragazzi gay che si scambiavano effusioni indica che bisogna continuare ad avere "il coraggio di essere se stessi ovunque". Sul web le mappe delle località tolleranti

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di Cristina Bassi

Bacio sì, bacio no. E se il bacio è gay, le cose si complicano. Dall’Arcigay di Roma arriva la denuncia di un episodio di intolleranza sotto l’ombrellone. Due ragazzi della capitale, entrambi ventenni, sono stati allontanati dal dipendente di uno stabilimento balneare di Ostia, il “Settimo Cielo”, perché si baciavano in spiaggia.  A sollecitare l’intervento sarebbero stati gli altri bagnanti, infastiditi dalle effusioni dei due giovani. L’Arcigay ha segnalato la discriminazione, l’ultima di una serie di episodi simili recenti, in cui gli omosessuali hanno subito aggressioni verbali per essersi baciati in pubblico. E annuncia una richiesta di risarcimento danni e diverse iniziative contro l’omofobia sul litorale romano e non solo.

La spiaggia del “Settimo Cielo” è frequentata da anni dalla comunità lesbica e gay. Anche per questo i fatti di fine luglio hanno stupito gli habitué dello stabilimento. Alcune associazioni gay ora corrono ai ripari, pubblicando sui propri siti la mappa delle spiagge (oltre che dei bar, delle saune, delle discoteche e dei negozi) “gay friendly”, dove cioè le persone omosessuali possono divertirsi in tranquillità, senza temere aggressioni razziste. La guida di Gay.it fornisce centinaia di indirizzi, suddivisi per regione e città, con descrizioni e commenti. C’è anche uno “Speciale estate 2010”, con le cento spiagge gay che vanno per la maggiore quest’anno.

Ma l’elenco dei luoghi gay friendly rischia di diventare un boomerang. È solo un modo per aiutare chi cerca il posto giusto per l’occasione giusta oppure un passo indietro sulla strada dell’integrazione? Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, mette in guardia. “Il bisogno di aggregazione all’interno della comunità gay è innegabile – ammette –, in un contesto ostile a volte è essenziale sapere dove andare. Purtroppo non siamo in Svezia o in Germania, dove l’inclusione è quasi totale e non c’è neppure più bisogno di locali specifici da frequentare. Da noi certi luoghi di ritrovo sono spesso la risposta alla solitudine e all’esclusione”.

Le guide di questo tipo, continua Patanè, sono però anche la spia di un problema: “Della voglia o dell’esigenza di una ritirata, di fuggire da luoghi da cui invece non bisognerebbe fuggire. Non si può rinunciare a darsi un bacio in un posto qualsiasi, è una rinuncia alla visibilità ma anche alla propria identità sessuale. Ben vengano le mappe del divertimento, ma il nostro obiettivo deve essere un altro: baciarsi ed essere se stessi nei luoghi della quotidianità di tutti, perché non si è omosessuali solo in determinati posti e in determinati momenti”. Il locale o la spiaggia gay friendly insomma possono essere la soluzione utile a un problema pratico, per superare gli ostacoli di un contesto difficile. Non un modo per isolarsi. “Gli episodi riportati dalle cronache – conclude il numero uno di Arcigay – sono il segnale di un’ondata di neo moralismo. Rischiamo che il dibattito sui diritti arretri, dal parlare di coppie gay si è tornati a parlare di diritti all’identità. La battaglia per la visibilità degli orientamenti sessuali non va abbandonata e neppure il coraggio di essere se stessi ovunque. Questo è il momento di baciarsi di più”.


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