Marcello Dell'Utri: "Mangano è il mio eroe"

Cronaca
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Al processo d'appello il senatore del Pdl si è visto ridurre la pena a sette anni. Assolto per i fatti successivi al 1992. In conferenza stampa elogia l'ex stalliere di Arcore. GUARDA IL VIDEO

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Il senatore Marcello Dell'Utri è stato condannato a sette anni di reclusione dai giudici della seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo, per concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado al parlamentare del Pdl erano stati inflitti nove anni di reclusione. Il senatore Marcello Dell'Utri è stato anche condannato al pagamento delle spese sostenute dal Comune e dalla Provincia di Palermo che "si liquidano per ciascuna di esse in complessivi sette mila euro".

La Corte, riformando la sentenza di primo grado, ha invece assolto Dell'Utri limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992 perché "il fatto non sussiste", riducendo così la pena da nove a sette anni di reclusione. La Corte ha inoltre dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Gaetano Cinà, esponente mafioso che era l'unico altro imputato del processo e che è frattanto deceduto.

La sentenza è stata letta nell'aula bunker del carcere Pagliarelli dal presidente della sezione, Claudio Dall'Aqua, al termine di una camera di consiglio iniziata giovedì 24 giugno. Il 16 aprile scorso il procuratore generale Antonino Gatto aveva chiesto la condanna del senatore, stretto alleato del premier Silvio Berlusconi e cofondatore di Forza Italia, a 11 anni di reclusione. La difesa aveva chiesto la piena assoluzione.

"E' una sentenza più o meno come l'aspettavo, sapevo che non ci sarebbe stata assoluzione", ha commentato il senatore Marcello Dell'Utri in una conferenza stampa a Milano (qui, i commenti e le reazione della politica).
"E' un verdetto pilatesco - ha aggiunto - da una parte ha dato un contentino alla Procura, dall'altra c'è una grossa soddisfazione perché ha escluso tutte le ipotesi sulla stagione politica delle stragi dal '92 in poi. Quindi sono soddisfatto ma anche stupito perché il collegio non ha avuto coraggio fino in fondo modificando la sentenza. Ora aspetto con animo molto fiducioso per la sentenza della Cassazione, un giudice fuori da Palermo si troverà". Poi, ha ripetuto: "Vittorio Mangano (il boss mafioso Vittorio Mangano, già stalliere nella villa di Arcore di Berlusconi, ndr) è stato il mio eroe". E spiega: "Era in carcere, ammalato più volte è stato invitato a parlare di me e Berlusconi come la procura di Palermo gli chiedeva, e si è rifiutato di farlo. Se si fosse inventato qualsiasi cosa l'avrebbero creduto e sarebbe uscito subito. Lui si è rifiutato più di una volta, ha preferito rimanere in carcere da cui è uscito una settimana prima della morte, per non accusare ingiustamente. Per me è stato un eroe, io forse non lo avrei fatto, non avrei resistito".

Per l'avvocato Pietro Federico l'assoluzione di Marcello Dell'Utri dalle accuse contestate dal 1992 in poi dimostrano che "tra il senatore e i fratelli Graviano, boss di Brancaccio, non ci sono stati rapporti". Commentando la sentenza del processo di appello al senatore Dell'Utri, il legale aggiunge: "Dal '92 in poi sono stati smentiti tutti i collaboratori di giustizia, ci auguriamo che il principio adottato dalla Corte per arrivare a questa sentenza sia applicato nel prossimo giudizio della Cassazione anche al periodo antecedente al '92, che presenta numerose contraddizioni". Sulle mosse future della difesa l'avvocato Giuseppe Di Peri annuncia: "Attendiamo di conoscere le motivazioni su cui lavorare per il ricorso in Cassazione. Restano anche da valutare i tempi di prescrizione dei reati".

Deluso il procuratore generale: "Vedremo quali sono le motivazioni. Sono stupito. In pratica le cose dette da Spatuzza e l'intero impianto accusatorio che pure era ben piantato su questo punto non è stato preso nella giusta considerazione". E ha aggiunto: "Non è vero tra l'altro che Filippo Graviano ha smentito Gaspare Spatuzza, anzi ha confermato alcuni episodi. Invece Giuseppe Graviano stava male e non ha voluto rispondere. Bisogna capire perché la Corte ha deciso di eliminare la 'stagione politica' da questo processo. In ogni caso sono sempre possibili ulteriori indagini. Non voglio pensare alla prescrizione, non ci ho mai pensato. La difesa valutera' se esistono i termini".

Dell'Utri, oggi non presente in aula, al momento delle richieste dell'accusa, aveva commentato: "Qui non c'è un fumus persecutionis, qui c'è una vampa, un incendio".

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