Cogne bis, Franzoni in aula ricorda Samuele e piange

Cronaca
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La donna, condannata per l’omicidio del figlio, è tornata in tribunale a Torino per il processo in cui è imputata per calunnia nei confronti di un vicino. “Non ho mai letto la denuncia, l’ho solo firmata. Mi fidavo dell’avvocato Taormina”. IL VIDEO

“Ho dato a Samuele un fazzoletto che a lui piaceva, gli ho rimboccato le coperte del mio lettone e gli ho detto: stai tranquillo che la mamma è qui”. Annamaria Franzoni, tornata in aula a Torino per il processo Cogne bis in cui è imputata per calunnia nei confronti di un vicino di casa, ricorda così, tra le lacrime, quel 30 gennaio del 2002, giorno della morte del figlio.

Davanti al pubblico ministero Giuseppe Ferrando la donna, che sta scontando nel carcere della Dozza una pena pari a 16 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Samuele, ha ripercorso la storia del trasferimento della sua famiglia a Cogne e i rapporti con i vicini e la comunità locale. Poi, ha risposto alle domande sulle ipotesi formulate sulle possibili cause della morte e probabili responsabili, sollecitate subito dopo la tragedia dagli inquirenti, che avevano portato lei e il marito Stefano a raccontare dei difficili rapporti con i vicini di casa e, in particolare, con Daniela Ferrod, cognata di Ulisse Guichardaz. "Io non incolpo nessuno. Ma se il pm mi dice di ricordare tutto quello che mi viene in mente, anche un minimo motivo di astio con qualcuno, io cerco di ricordare tutto quello che può essere utile alle indagini". E ancora: "Mi trovavo incolpata dell'omicidio, sono tuttora in carcere perché sono io incolpata: cerco di dare tutti gli elementi. Ma in casa io non c'ero. Come mi ha detto Davide quando gli ho detto come è stato ucciso Samuele: Mamma, te l'avevo detto che potevo andare a scuola da solo e tu potevi restare con Samuele.

E sulla denuncia presentata nel 2004 a Torino in cui si indicava il vicino di casa come sospettato per l'omicidio di Samuele Lorenzi, ha detto: "Ho firmato la denuncia, ma non l'ho mai letta. Non ho mai letto gli atti, la mia fiducia nell'avvocato (in quel periodo era assistita dall’avvocato Carlo Taormina, ndr) era totale”. E ancora: "L'ho letta solo alcuni giorni fa, e in alcuni punti non riconosco cose che vennero dette da me. Per esempio, non ho mai parlato di attenzioni sessuali verso di me". La Procura di Torino, oltre alla calunnia, contesta anche a un consulente della difesa ai tempi sostenuta da Taormina la frode processuale per la falsificazione di alcune impronte durante un sopralluogo nella villetta di Cogne. "L'avvocato Taormina mi aveva detto che all'80% sarei stata assolta dal processo di primo grado".

In aula, Annamaria Franzoni ha manifestato la sua rabbia nei confronti degli investigatori. "Io provavo rabbia verso chi ha indagato, la provo ancora oggi, perché non è stato fatto tutto quello che si poteva fare. Erano stati i carabinieri a dirmi che c'erano delle tracce di sangue fuori dalla stanza, c'erano reperti che a giugno e luglio 2002 non erano ancora stati analizzati. Cosa si è fatto se non dire 'è stata la mamma, punto e basta'? Perché si è perlustrato solo dentro la casa e non fuori, perché si è esclusa a priori tutto questo?".

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