Anemone esce dal carcere: "Ho sempre lavorato onestamente"

Cronaca
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Il costruttore romano, al centro dell’inchiesta sugli appalti per il G8, è tornato in libertà per scadenza dei termini di custodia: “Lavorerò sodo per far emergere la verità”. Torna libero anche il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola

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Diego Anemone, l’imprenditore coinvolto nello scandalo “Appalti per le grandi opere” ha lasciato il carcere di Rieti per la scadenza dei termini di custodia cautelare.

"Ho sempre lavorato onestamente, con tenacia, senza risparmiarmi e nel massimo rispetto di tutti i miei collaboratori". Lo afferma il costruttore Diego Anemone, figura centrale dell'inchiesta sugli appalti dei Grandi eventi, scarcerato oggi per scadenza dei termini di custodia cautelare. Anemone si dice certo "che la Giustizia, nella quale continuo ad avere grande fiducia, farà chiarezza sulla mia totale innocenza". "Lavorerò sodo - aggiunge - per far emergere la verità rispetto le vicende delle quali mi si accusa ingiustamente e le carte processuali lo dimostreranno".

“E' mio prioritario interesse fare luce su ogni fatto e ci riuscirò”, continua Anemone. "Tutti i fatti che mi si addebitano saranno certamente smentiti e chiariti nelle sedi competenti". "Intendo ripristinare la mia dignità - aggiunge il costruttore - e quella del nome della mia famiglia che ha sempre goduto di stima e di rispetto da più generazioni, costruendo con duro lavoro e sacrificio una ineccepibile reputazione. Accanto a mio padre ho imparato ad essere infaticabile. Dopo questa esperienza sono ancora più convinto che si possa sopravvivere a tutto".

Sempre oggi per decorrenza dei termini di custodia, è uscito dal carcere di Terni anche il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola, arrestato nell'ambito della stessa indagine. L'inchiesta sugli appalti per le Grandi opere, divise in tre filoni in mano alle procure di Perugia, Roma e Firenze, vede tra gli altri indagato anche il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e ha avuto ripercussioni anche nel mondo politico, con il coinvolgimento, anche se non da indagato, del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che il 4 maggio scorso si è dimesso.

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