Tessuto riciclato dalle arance, così la moda diventa più sostenibile

Ambiente
Un'immagine della collezione Salvatore Ferragamo con Orange Fiber (Facebook)
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Il nuovo materiale ricavato dagli scarti industriali per la produzione di spremute è già finito sulle passerelle di Salvatore Ferragamo ed ora si appresta a entrare nella produzione industriale

Dalla Sicilia, terra degli agrumi per eccellenza, arriva una nuova tecnologia per ricavare tessuti dagli scarti industriali delle arance. A creare queste fibre tessili riciclate è la OrangeFiber, società che ha già all'attivo una collezione disegnata Salvatore Ferragamo e creata proprio con questo materiale innovativo. Adesso l'azienda punta a lanciare questa tecnologia su scala industriale.

Il tessuto recuperato

Da questo “filato”, sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano, si crea un tessuto che, spiegano i creatori della Open Fiber, somiglia alla seta e alla viscosa. “Secondo dati aggiornati, solo in Italia ogni anno si producono circa 1 milione di tonnellate di pastazzo, un sottoprodotto ingombrante, che finora ha rappresentato un grosso problema per l’intera filiera agrumicola a causa dei suoi elevati costi per le industrie di succhi e per l’ambiente”, spiega Orange Fiber sul sito ufficiale. E' proprio da questo materiale di scarto che l'azienda ricava il suo tessuto, riducendo l'impatto ambientale non solo dell'industria alimentare, ma anche quello della moda.

Una questione di sostenibilità

Il principale vantaggio del nuovo materiale, ovviamente, sta soprattutto nel ridotto impatto ambientale. Negli ultimi anni l'industria del vestiario è diventata sempre più usa-e-getta, con un impatto ambientale aggravato dalla sempre maggiore diffusione di tessuti “misti” (ad esempio cotone con poliestere), più difficili da separare e riciclare. Secondo una ricerca della consultancy McKinsey, un chilo di vestiti, ne produce 23 di gas serra.

La sfida di Orange Fiber

"Il nostro obiettivo è quello di sfruttare gli scarti delle arance usate per le spremute industriali: questo mix di bucce e semi equivale alla metà del peso dell'arancia fresca”, spiega la co-fondatrice di Orange Fiber, Enrica Arena, “ogni anno in Italia ne produciamo oltre 700.000 tonnellate". Per recuperare questi residui insustriali "abbiamo sviluppato un processo chimico che permette di lavorare gli scarti direttamente nell'azienda che fa le spremute, ottenendo una cellulosa purificata atta alla filatura". Il risultato, visibile in alcune immagini presenti sul sito, mostra come questo tessuto si possa piegare a disegni e stampe anche molto creativi: "Ferragamo ha utilizzato questo materiale per produrre un intero outfit, inclusi vestiti, borse e scarpe", afferma Arena, "ora cerchiamo dei partner industriali che ci permettano di cogliere al volo l'interesse che abbiamo suscitato". Per riuscirci, il progetto è inserito all'interno del Circular Bioeconomy Arena Meeting, un incontro fra imprese e investitori promosso da Gruppo Intesa Sanpaolo, Assobiotec e Spring.

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