Alluvioni e trombe d'aria, dal 2010 colpite 126 città italiane

Ambiente
La tromba d'aria che nei giorni scorsi ha colpito Ostia (foto: LaPresse)
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È quanto emerge dalle osservazioni di Legambiente al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Sarebbero state in totale 126 le città italiane colpite da eventi estremi dal 2010 a oggi. A riportarlo è Legambiente nelle osservazioni al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), diffuse in occasione del primo anniversario dell'entrata in vigore dell'Accordo di Parigi. L'associazione ha inoltre sottolineato l'importanza di monitorare gli impatti sanitari del cambiamento climatico, con un'attenzione particolare da rivolgere alle aree urbane che, secondo Legambiente, rivestirebbero un ruolo chiave nella lotta agli eventi estremi.

Eventi estremi in Italia

Stando all'analisi di Legambiente, dal 2010 ad oggi, sono state 126 le città colpite da allagamenti, trombe d'aria, eventi estremi che hanno avuto conseguenze sulla vita e la salute dei cittadini. Tra le osservazioni, Legambiente non manca di sottolineare la gravità di fenomeni estremi come le ondate di calore. L'organizzazione cita un'indagine condotta sulle persone con età superiore ai 65 anni, la quale ha evidenziato che i decessi attribuibili all'ondata di calore del 2015 sarebbero stati 2754 nelle 21 città analizzate, ovvero il 13% di tutti i decessi registrati durante il periodo estivo. Le osservazioni fatte al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, rese pubbliche in occasione del primo anniversario degli accordi di Parigi, hanno come obiettivo la definizione di una strategia efficace che – scrive l'associazione ambientalista – diventi un riferimento per i finanziamenti e gli interventi da programmare per il prossimo futuro.

Lotta ai cambiamenti climatici

Per quanto riguarda l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute dei cittadini, Legambiente spinge affinché l'attenzione venga rivolta alle aree urbane, ampliando le indagini epidemiologiche e utilizzando i risultati di questi studi per elaborare piani di intervento ad hoc che riducano i rischi per le persone. La chiave di adattamento al cambiamento climatico, secondo l’organizzazione ambientalista, passerebbe anche dagli interventi di riduzione del rischio idrogeologico, causa principale di frane, smottamenti e alluvioni. La sicurezza – scrive Legambiente – "si garantisce non attraverso opere di ingegneria e ulteriori intubamenti, ma restituendo spazi al naturale deflusso nei momenti di piena, destinando a questa funzione aree dove si possano continuare negli altri periodi dell'anno usi pubblici, e quindi parchi o boschi, o anche agricoli". L’ideale sarebbe avere una regia unica anche per gli interventi sulle coste. In Italia, infatti, circa un terzo delle spiagge è a rischio erosione. Un fenomeno che, in futuro, potrebbe addirittura peggiorare.

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