Il buco dell'ozono si sta riducendo, Nasa: mai così piccolo dal 1988

Ambiente
Un'immagine d'archivio del buco dell'ozono (in blu) sopra l'Antartide (Foto Ansa)
buco_ozono_ansa

Le cause della riduzione sono le temperature più alte e l'impatto del divieto ai gas nocivi. Sono passati 30 anni dalla firma del Protocollo di Montreal, che ha proibito l'utilizzo di clorofluorocarburi in frigoriferi, condizionatori e altri elettrodomestici

Il buco dell’ozono si sta riducendo. E non era così piccolo dal 1988. È questo il risultato di una ricerca della Nasa, che indica come fattori decisivi della contrazione le temperature più alte del solito registrate nella stratosfera e lo sforzo globale intrapreso fin dalla metà degli anni ’80, con i divieti imposti all’emissione di sostanze nocive per lo strato di ozono sopra l'Antartide.

Temperature più alte

L’aria più calda sopra l’Antartide, spiega la Nasa, aiuta a respingere sostanze come cloro e bromo che erodono lo strato di ozono. Il buco quest’anno ha raggiunto a settembre una dimensione massima di due volte e mezzo la superficie degli Stati Uniti. Un’estensione comunque inferiore del 17% rispetto a quella del 2016. L’area del buco nello strato di ozono sopra la regione antartica resta in ogni caso molto grande, a causa della permanenza di alti livelli di concentrazione delle sostanze nocive.           

Decisivo anche il divieto ai Cfc

Una dalle cause della riduzione è la serie di divieti all’utilizzo di clorofluorocarburi (Cfc), i gas maggiormente responsabili dell’erosione dell’ozono, proibiti a partire dal 1987 con la firma del Protocollo di Montreal. Proprio 30 anni fa il buco nell’ozono fu scoperto dagli scienziati. Da subito fu imputato ai clorofluorocarburi, gas utilizzati nei frigoriferi e nei condizionatori, di causare la riduzione dello strato di ozono sopra l’Antartide. Da lì in poi si aprì un dibattito mondiale sui pericoli del buco dell’ozono, con l’aumento dei rischi di cancro della pelle e di patologie degli occhi a causa della mancata protezione dai raggi ultravioletti. Si arrivò quindi al Protocollo di Montreal, firmato inizialmente da 24 Paesi. Ora quel numero è arrivato a 197 firmatari.

Ambiente: I più letti