Plastica in mare, Marevivo: bloccare i rifiuti alla foce dei fiumi

Ambiente
La foce del fiume Niger nell'Africa occidentale (Getty Images)
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Secondo l’associazione, l'80% della plastica che soffoca gli oceani proviene proprio dai corsi d’acqua. Una forma di inquinamento che è possibile prevenire agendo a terra con un considerevole risparmio di tempo e risorse

L'80% della plastica che finisce in mare arriva dai fiumi. Per questo è necessario predisporre sistemi di raccolta dei rifiuti direttamente alla foce dei corsi d'acqua. Ne è convinta l’associazione Marevivo che ha rivolto un appello alle autorità che dal 23 al 25 ottobre partecipano a Roma al summit internazionale "Acqua e Clima. I grandi fiumi del mondo a confronto". L’incontro sarà l’occasione per discutere di come salvaguardare una risorsa come l’acqua sempre più minacciata da inquinamento e cambiamento climatico. "Non lasciamo il destino del mare alla corrente – ha sottolineato Marevivo - i fiumi tornino a trasportare messaggi di vita e non rifiuti".

I fiumi più inquinati

L’inquinamento di cui soffrono i mari, secondo Marevivo, diventa particolarmente problematico per bacini come il Mar Mediterraneo, che, considerato un mare piccolo e semi-chiuso, impiega più di 80 anni solo per il ricambio delle acque superficiali e centinaia per quelle profonde. Una ragione in più per evitarne l’inquinamento, soprattutto quello da plastica. Questo materiale, infatti, è tra i più pericolosi per l’ecosistema essendo fonte di morte per pesci e vegetali. Secondo uno studio pubblicato da Nature e citato da Marevivo, il 74% della plastica dei fiumi arriva al mare nel periodo tra maggio e ottobre e i fiumi che ne trasportano la maggiore quantità sono lo Yangtze, lo Xi e lo Huanpu in Cina, il Gange in India, il Cross che corre lungo il confine tra Camerun e Nigeria, il Brantas e il Solo in Indonesia, il Rio delle Amazzoni in Brasile, il Pasig nelle Filippine e l'Irrawaddy nel Myanmar. Il triste primato di "fiume più inquinato al mondo", però, spetta al Citarum, il corso d’acqua che scorre nella zona occidentale dell'Indonesia definito una "vera e propria distesa di rifiuti galleggianti".

Necessario un intervento a terra

Gli inquinanti che invadono i fiumi, secondo Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, deturpano quelle che devono essere considerate le "arterie del Pianeta e che sono state le protagoniste della nascita delle grandi civiltà portando benessere e vita". Una sacralità smarrita "a causa delle attività umane che li ha trasformati in trasportatori di inquinamento di ogni genere e di morte". Per salvare i fiumi e quindi il mare, secondo Giugni, bisogna agire sulla terra: "Il nostro appello è di intervenire immediatamente posizionando alla foce dei corsi d'acqua sistemi di raccolta dei rifiuti: è possibile e costa molto meno che andare a recuperare i rifiuti sulle coste o in mezzo al mare".

Atlante delle barriere

Un altro problema emerso in occasione del summit è quello delle barriere che impediscono il normale scorrimento dei corsi d’acqua. In molte occasioni dighe, briglie e altre strutture ostacolano il flusso naturale della corrente nei fiumi europei. Questi impedimenti causano la frammentazione degli habitat fluviali e hanno conseguenze sull’ecosistema nel suo insieme, in termini di acqua, sedimenti e organismi. Per questa ragione Amber (Adaptive Management  of Barriers in European Rivers) di cui fanno parte 20 istituzioni provenienti da 11 Paesi, ha annunciato la realizzazione di un atlante delle barriere esistenti sui corsi d’acqua del Vecchio continente, per poterle gestire in maniera più efficiente.

#RisparmiamoPlasticaAlMare

L’appello di Marevivo per evitare lo sversamento della plastica in mare attraverso i fiumi è rivolto sia alle istituzioni che ai cittadini. Per l’occasione, l’associazione ha lanciato la campagna "#RisparmiamoPlasticaAlMare", tramite la quale si impegna ad organizzare azioni di bonifica alle foci dei fiumi con l’aiuto dei volontari e chiamando a raccolta il contributo di tutti. 

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