Raccolgo, riciclo, riuso: i bambini combattono la plastica con #Batti5

Ambiente

Federica Scutari

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Il progetto della onlus Worldrise porta nelle scuole il tema dell’inquinamento marino. Tra lezioni, gare in spiaggia e racconti. La fondatrice: “Per i più piccoli il problema diventa subito parte delle loro vite”. SKY UN MARE DA SALVARE: LO SPECIALE

Ridurre il consumo, Riutilizzare, Riciclare, Raccogliere e Raccontare. È da queste cinque R che nascono l’idea e il nome del progetto #Batti5, creato dalla onlus Worldrise e dedicato alla sensibilizzazione dei bambini sul tema della plastica nei mari e negli oceani. “#Batti5 vuol dire ‘combatti la plastica a suon di cinque azioni’”, spiega Mariasole Bianco, 31 anni, una delle fondatrici dell’associazione. (SKY UN MARE DA SALVARE: LO SPECIALE)

I bambini come ambasciatori

Molto dell’inquinamento da plastica deriva dal nostro consumo, dall’uso irresponsabile che facciamo di un materiale che è nato come rivoluzionario per poi diventare, quasi sempre, usa e getta. Ed è per questo che Worldrise ha deciso di rivolgersi ai bambini, per andare alla radice del problema: “Ci sono molte ottime iniziative a livello internazionale, ma non incidono sul nocciolo della questione, che è l’educazione all’uso responsabile della plastica - dice Mariasole - #Batti5 serve a questo, ad agire sulle nuove generazioni, perché un bambino che capisce e assimila il problema riesce veramente a condizionare tutta la sua famiglia. Loro sono ambasciatori del problema e portatori di soluzioni”.

Storia di tre bottiglie

#Batti5 è iniziato due anni fa con un progetto pilota in una scuola estiva in Sardegna ed è proseguito nel 2016 con 10 classi di Viareggio e nel 2017 a La Spezia, dove è terminato due settimane fa. Quest’estate si sposterà a Forte dei Marmi e tra settembre e ottobre arriverà a Mestre. “Il primo #Batti5 è stato il più difficile - racconta Mariasole - In una scuola estiva hai bambini che vanno dai 5 ai 13 anni, abbiamo dovuto sviluppare un programma ad hoc che coinvolgesse tutti”. La prima fase del progetto è una lezione frontale che, per essere efficace e coinvolgente, deve essere innanzitutto semplice, creativa e corredata di immagini e filmati: “Raccontiamo la storia di tre bottiglie di plastica: una che va in discarica, l’altra che finisce nell’oceano e l’altra che viene riciclata. Spieghiamo che il problema di fondo è che noi stiamo prelevando troppo dal nostro mare in termini di risorse naturali e stiamo immettendo anche tantissimo”.

La raccolta della plastica diventa una gara

La seconda fase del progetto, però, è quella che appassiona di più i bambini: la raccolta della plastica sulle spiagge. È qui che si rendono davvero conto di quanta sporcizia ci sia e di come però a un problema corrisponda un’azione concreta che ognuno di noi può fare. Gli studenti sono seguiti da un volontario di Worldrise e, per tenere alta l’attenzione, la raccolta viene trasformata in una gara tra classi: “Alla fine misuriamo la plastica sia pesandola sia con i piccoli frammenti, però poi vincono tutti perché il numero finale è il quantitativo generale di plastica che è stata raccolta - spiega la fondatrice della onlus - Sono presissimi, puliscono la spiaggia in 15 minuti perché la 1° B deve battere la 1° A, e poi i numeri se li ricordano perché sono quelli della loro vincita”. Contemporaneamente, un altro volontario dell’associazione classifica i pezzi raccolti che poi vengono dati a uno studente che sta facendo un dottorato di ricerca all’università di Roma Tre sulla plastica.

Il mosaico sul cartellone

Infine c’è la parte del “Racconta”, durante la quale i bambini usano alcuni frammenti della plastica raccolta, selezionati e lavati da Worldrise, per riempire un cartello che diventa il loro messaggio a tutti sull’inquinamento dei mari e degli oceani e sulle soluzioni che hanno imparato. “I frammenti vanno a formare la figura di un animale marino, come un mosaico, e il cartello viene messo all’entrata delle spiagge principali del posto dove siamo”, spiega Mariasole, che aggiunge: “I bambini sono la soddisfazione più grande perché con loro capisci il potenziale dell’educazione, sono come delle spugne, se vengono esposti al problema in modo accattivante diventa parte delle loro vite immediatamente. Sono incredibili, affamati di informazioni e di conoscenza e hanno un’enorme capacità critica”.

Cos’è Worldrise

Worldrise è un’associazione onlus nata nel 2013 dalla passione per l’ambiente di Mariasole Bianco e Virginia Tardella. Laureata in biologia marina la prima, designer del prodotto la seconda, hanno creato un luogo dove vige la multidisciplinarietà: oltre a loro c’è poi chi ha competenze che vanno dalla scienza alla comunicazione. Le attività principali di Worldrise sono due: fare progetti per la valorizzazione e la tutela del patrimonio naturalistico italiano, soprattutto marino, e il potenziamento professionale dei giovani. “Lavoriamo con tutte quelle persone che hanno interesse nella tutela dell’ambiente, che stanno studiando o hanno studiato, per garantire loro la possibilità di acquisire esperienza pratica professionale e formare i futuri custodi del patrimonio ambientale italiano - dice Mariasole - Ho fatto l’università in Italia e poi mi sono laureata in Australia: lì ogni materia aveva una componente pratica mentre qui io ho fatto biologia marina e sono uscita solo una volta in mare a raccogliere dati. Questo stava portando a una situazione paradossale: tutte le persone che avevano deciso di investire nella loro preparazione per essere professionisti della tutela ambientale mollavano perché poi, quando dovevano affacciarsi al mondo del lavoro, non avevano le competenze pratiche per essere considerati”.

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