Unesco: l'Australia protegga meglio la Grande barriera corallina

Ambiente
Lo sbiancamento dei coralli è causato dal riscaldamento degli oceani (Foto: GettyImages)
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L'Agenzia delle Nazioni Unite punta il dito contro i cambiamenti climatici: "Sono la minaccia più significativa". "Preoccupazione" per gli eventi di sbiancamento che stanno uccidendo i coralli

L'Australia deve fare di più per proteggere la Grande barriera corallina, uno dei più grandi e delicati ecosistemi al mondo. Il monito arriva dall'Unesco che, in un documento sullo stato dei beni dell'umanità presentato al Comitato del patrimonio mondiale, si è detta "seriamente preoccupata" per i 2.300 chilometri di coralli della Barriera australiana e ha indicato i cambiamenti climatici come "la minaccia più significativa" al loro futuro.

"Lenti" progressi dell'Australia

Il documento è stato condiviso in vista del prossimo incontro del Comitato che si svolgerà a Cracovia, in Polonia, nelle prime due settimane di luglio. Secondo la relazione dell'Unesco l'Australia rischia di non raggiungere gli obiettivi sulla qualità dell'acqua stabiliti nel suo Piano di sostenibilità a lungo termine al 2050. I progressi fatti finora "sono lenti". Per questo "il Centro del patrimonio mondiale Unesco e l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ritengono che l'attuazione del piano avrà bisogno di accelerare per garantire che gli obiettivi a medio e lungo termine del piano stesso siano rispettati, in particolare per quanto riguarda la qualità dell'acqua". Tra gli obiettivi indicati dal governo australiano ci sono la riduzione delle acque reflue agricole di fertilizzanti e pesticidi e la riduzione del numero di alberi tagliati lungo la costa dello Stato del Queensland.

Cambiamenti climatici la minaccia principale

La minaccia più significativa per il futuro dei coralli australiani sono i cambiamenti climatici, si legge nel rapporto. L'Unesco esprime infatti "seria preoccupazione" per gli eventi di sbiancamento dei coralli, per i tassi di mortalità registrati nel 2016 e per il nuovo evento di sbiancamento in corso quest'anno. "Sebbene gli effetti a lungo termine di questi eventi non possano essere completamente valutati, la loro portata serve a sottolineare la gravità della minaccia rappresentata dal cambiamento del clima".

Sbiancamento "killer"

Il maxi evento di sbiancamento della Grande barriera corallina australiana dello scorso anno, intensificato da un forte El Nino, è stato peggiore del previsto: nei giorni scorsi l'Autorità del Parco marino del Queensland ha affermato che è morto complessivamente il 29% dei coralli di acque poco profonde, una stima rivista al rialzo rispetto al precedente 22%. Lo sbiancamento, che si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli perdono la loro alga vitale (che dà loro colore), ha falcidiato soprattutto i "reef" del tratto settentrionale della barriera. A nord di Port Douglas si stima sia morto il 70% dei coralli più superficiali. E il peggio non è ancora passato. Un nuovo evento di sbiancamento si sta ripetendo per il secondo anno consecutivo e ulteriori danni sono ancora da stimare.

Tuttavia, secondo gli scienziati, per la Grande barriera corallina c'è ancora speranza.

 

 

 

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