Fca, Ue apre la procedura d'infrazione sulle emissioni

Ambiente
La procedura d'infrazione è stata aperta dalla Commissione Ue per una violazione delle norme comunitarie sull'omologazione dei veicoli (Getty Images)

Commissione Ue: Italia dia informazioni su software motore e rimedi o sanzioni. Delrio: "Procedura andava evitata, si poteva chiarire"

La Commissione Ue ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia per violazione delle norme Ue sull'omologazione degli autoveicoli, in particolare per quanto riguarda le emissioni. L'Italia ha due mesi di tempo per chiarire se su alcune vetture di Fca sono state usate 'defeat devices' illegali o meno, e se sono stati presi rimedi sufficienti per le auto in circolazione. "Secondo me si doveva evitare. Bastava chiedere chiarimenti ulteriori" commenta il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. "La Commissione dice che si apre la procedura per ottenere chiarimenti. Si poteva fare un dialogo normale, senza aprire una procedura di infrazione", ha detto entrando al Mise per l'incontro con i commissari sul bando Alitalia. Comunque, ha assicurato il ministro, "siamo prontissimi a dare tutte le spiegazioni possibili". 

La lettera della Commissione

La Commissione Ue ha inviato una lettera di messa in mora in cui chiede all'Italia di dare una risposta alle preoccupazioni sull'adozione di misure insufficienti per quanto riguarda le strategie di controllo delle emissioni usate dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA). In base alle regole Ue, infatti, spetta alle autorità nazionali verificare che un tipo di automobile soddisfi tutte le norme prima che siano vendute. Qualora un costruttore di automobili violi gli obblighi normativi, le autorità nazionali devono adottare misure correttive (come ordinare un richiamo) e applicare sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive stabilite nella legislazione nazionale.

Le motivazione del provvedimento

Il caso in questione si riferisce alle informazioni portate a conoscenza della Commissione, nel contesto del processo di mediazione tra Italia e Germania richiesto dal Ministero dei Trasporti tedesco nel settembre 2016 sulle le emissioni di ossidi di azoto (NOx) prodotte dal modello Fiat 500X omologato dall'Italia. La normativa Ue vieta l'uso di impianti di manipolazione come software, timer o finestre termiche, che conducono a un aumento delle emissioni di NOx al di fuori del ciclo di prova, a meno che essi non siano necessari per proteggere il motore da eventuali danni o avarie e per garantire un funzionamento sicuro del veicolo. Come la Commissione ha più volte evidenziato, questa è un'eccezione al divieto e come tale va interpretata in maniera restrittiva.

Due mesi per la difesa

La Commissione chiede ora formalmente all'Italia di dare una risposta alle sue preoccupazioni circa l'insufficiente giustificazione fornita dal costruttore in merito alla necessità tecnica - e quindi alla legittimità - dell'impianto di manipolazione usato e di chiarire se l'Italia è venuta meno al suo obbligo di adottare misure correttive per quanto riguarda il tipo di veicolo FCA in questione e di imporre sanzioni al costruttore di automobili. Ora l'Italia ha due mesi di tempo per rispondere, o proseguirà la procedura d'infrazione.

 

 

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