Elefanti, in Gabon uccisi 25mila esemplari in 10 anni

Ambiente
Dei circa 100mila elefanti presenti nelle foreste dell'Africa Centrale la metà si trova in Gabon (Getty Images)
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Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Duke University, a causa del bracconaggio, la popolazione di questi grandi mammiferi presente nel parco di Minkébé, tra il 2004 e il 2014, è diminuita dell’80% 

La sopravvivenza degli elefanti africani continua ad essere messa in pericolo dal bracconaggio: in appena 10 anni gli esemplari presenti nel parco nazionale di Minkébé, in Gabon, sono diminuiti dell’80%. L’allarme arriva da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology e condotto dai ricercatori della Duke University, negli Stati Uniti. Secondo gli studiosi, tra il 2004 e il 2014, i bracconieri provenienti in gran parte dal Camerun hanno ucciso 25mila elefanti del parco.

 

Santuario sott’attacco – Già uno studio del 2013, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, aveva evidenziato che il numero di elefanti dell’Africa Centrale era sceso del 62% dal 2002. Una diminuzione che, alla luce della ricerca della Duke University, diventa ancor più allarmante considerando il fatto che la metà dei circa 100mila elefanti presenti nelle foreste dell'Africa Centrale si trova in Gabon. “Sapevamo che con la nostra rilevazione avremmo visto un declino del numero degli esemplari” ha dichiarato John Poulsen, uno dei ricercatori che ha partecipato allo studio, “ma che non ci aspettavamo un crollo così drastico”. La scomparsa di 25mila elefanti, secondo lo studioso, rappresenta una battuta d’arresto considerevole nella conservazione della specie, soprattutto perché va ad intaccare il parco nazionale di Minkébé, considerato un vero e proprio santuario degli elefanti. Fondato nel 2002 proprio per preservare questi grandi mammiferi ha un’estensione di 7570 chilometri quadrati ed è isolato da città e villaggi da una fitta foresta e da alcune paludi. Negli anni Minkébé ha fatto registrare “la più alta densità di elefanti in Africa centrale anche grazie al fatto che fosse molto difficile da raggiungere” spiega Poulsen. Una posizione strategica che però non ha scoraggiato i bracconieri.

 

Bracconieri camerunensi – Secondo i ricercatori la maggior parte dei cacciatori degli elefanti del parco provengono dal vicino Camerun. I sospetti sono legati al fatto che la strada camerunese più vicina all'area protetta disti solo 6,1 chilometri a fronte dei 48 chilometri della corrispettiva in territorio gabonese. Inoltre all’interno della riserva è attivo un campo di estrazione dell'oro non autorizzato che attira migliaia di immigrati. Basti pensare che, nel solo 2011, l’Agenzia Nazionale del Gabon ha espulso più di seimila clandestini illegali fermati all’interno del parco e la gran parte erano camerunensi. Infine, da sempre, proprio il Camerun rappresenta uno dei più floridi mercati africani illegali dell’avorio.

 

Maggiore protezione – Per molti anni, scrivono i ricercatori nello studio, si è pensato che il luogo isolato in cui sorgeva il parco potesse preservare gli elefanti dal bracconaggio, ma il mercato dell’avorio è risultato essere più forte anche delle barriere naturali. Per questa ragione invitano il Gabon e i paesi confinanti a istituire “aree protette internazionali e un'applicazione della legge coordinata a livello transnazionale per perseguire chi commette reati in un altro Stato”. Sforzi che è necessario intraprendere tempestivamente per proteggere una specie a rischio estinzione e che devono andare di pari passo con una condanna internazionale nei confronti del commercio dell’avorio

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